Questo contributo prende le mosse dall’intervento del professor Steve dal titolo “Una Spesa pubblica per lo sviluppo”, in occasione del convegno su Lo Stato e i soldi degli italiani, tenutosi a Firenze nel novembre del 1982 e pubblicato sulla Rivista di Politica Economica nel gennaio del 1983. Il testo è relativamente breve, meno di sei pagine, ma vi si ritrovano ragionamenti che, seppur formulati 34 anni fa per un paese profondamente diverso da quello di oggi, costituiscono spunti di riflessione estremamente attuali. Emerge da parte dell’autore l’enfasi sul controllo della spesa, non tanto in termini di riduzione della stessa quanto piuttosto di necessità di mettere in campo, da parte del governo, misure concrete volte a non aumentarla. Come emerge chiaramente dallo passaggio seguente, il ruolo di stimolo alla crescita e allo sviluppo, proprio della spesa pubblica, viene infatti rimarcato come elemento positivo e preponderante rispetto agli aspetti negativi ad essa allora, come oggi, collegati. “La spesa pubblica ha avuto storicamente, a partire dall’ottocento, una funzione molto importante nello sviluppo. Ed anche in questi ultimi decenni questa spesa pubblica sgangherata, questa spesa pubblica piena di sprechi, mi pare abbia avuto anche importanti risultati positivi … … proprio nei settori dove gli sprechi sono stati e sono enormi, come l’istruzione e la sanità, contribuendo a ridurre le differenze di classe. Se la società italiana ha oggi l’omogeneità e la coesione che ha, lo si deve in larga misura alla spesa pubblica.” Tra gli elementi chiave del ragionamento di Sergio Steve, ripresi in questa mia riflessione, ci sono l’investimento in educazione, determinante chiave dei livelli di diseguaglianza, in particolar modo nei periodi di crisi economica; gli sprechi che tanto sembrano incidere sul volume totale della spesa ed i possibili, o impossibili rimedi; la responsabilizzazione dei centri di decisione e il conseguente necessario investimento in competenze. Le conclusioni si appoggiano sull’ultimo importante pensiero del professore, la difficoltà di correggere gli errori fatti dai politici soprattutto in anni caratterizzati da continue scadenze elettorali.

Una spesa pubblica per lo sviluppo

Annalisa Castelli
2018-01-01

Abstract

Questo contributo prende le mosse dall’intervento del professor Steve dal titolo “Una Spesa pubblica per lo sviluppo”, in occasione del convegno su Lo Stato e i soldi degli italiani, tenutosi a Firenze nel novembre del 1982 e pubblicato sulla Rivista di Politica Economica nel gennaio del 1983. Il testo è relativamente breve, meno di sei pagine, ma vi si ritrovano ragionamenti che, seppur formulati 34 anni fa per un paese profondamente diverso da quello di oggi, costituiscono spunti di riflessione estremamente attuali. Emerge da parte dell’autore l’enfasi sul controllo della spesa, non tanto in termini di riduzione della stessa quanto piuttosto di necessità di mettere in campo, da parte del governo, misure concrete volte a non aumentarla. Come emerge chiaramente dallo passaggio seguente, il ruolo di stimolo alla crescita e allo sviluppo, proprio della spesa pubblica, viene infatti rimarcato come elemento positivo e preponderante rispetto agli aspetti negativi ad essa allora, come oggi, collegati. “La spesa pubblica ha avuto storicamente, a partire dall’ottocento, una funzione molto importante nello sviluppo. Ed anche in questi ultimi decenni questa spesa pubblica sgangherata, questa spesa pubblica piena di sprechi, mi pare abbia avuto anche importanti risultati positivi … … proprio nei settori dove gli sprechi sono stati e sono enormi, come l’istruzione e la sanità, contribuendo a ridurre le differenze di classe. Se la società italiana ha oggi l’omogeneità e la coesione che ha, lo si deve in larga misura alla spesa pubblica.” Tra gli elementi chiave del ragionamento di Sergio Steve, ripresi in questa mia riflessione, ci sono l’investimento in educazione, determinante chiave dei livelli di diseguaglianza, in particolar modo nei periodi di crisi economica; gli sprechi che tanto sembrano incidere sul volume totale della spesa ed i possibili, o impossibili rimedi; la responsabilizzazione dei centri di decisione e il conseguente necessario investimento in competenze. Le conclusioni si appoggiano sull’ultimo importante pensiero del professore, la difficoltà di correggere gli errori fatti dai politici soprattutto in anni caratterizzati da continue scadenze elettorali.
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