Il saggio La scoperta delle menti e delle culture animali propone una riflessione sulle conseguenze scientifiche, teoriche, ed etiche degli studi che condussero, negli anni Sessanta, a invalidare, sulla base di una crescente mole di documentazioni empirico-sperimentali, la concezione dell’essere umano come unico animale “pensante” e “culturale”, dominante in Occidente da millenni, innescando un processo di riassetto in chiave post-antropocentrica dei saperi che è tuttora in corso. La scoperta delle culture antropoidi e antropomorfe, quella non meno rivoluzionaria dell’esistenza di tradizioni differenziate e “dialetti locali e regionali” presso gli uccelli canori e i cetacei, l’inizio di una riflessione sull’“esperienza interiore” di altri animali, e sui processi neurofisiologici ad essa sottesi, sono le tappe principali su cui l’analisi si sofferma. L’ultimo paragrafo discute, invece, sviluppi recenti relativi a questi ambiti di ricerca registrando, sia la loro consonanza con alcune importanti intuizioni dei pionieri dell’etologia cognitiva, sia il perpetrarsi, in diversi settori delle scienze comportamentali, di una contraddizione intrinseca già ai primi studi di laboratorio che condussero alla scoperta del “pensiero animale”: la complessità dell’esperienza interiore di animali non umani viene indagata e testimoniata con metodi che richiedono agli sperimentatori di agire come se essi fossero esseri non senzienti, ovvero, imprigionandoli in stabulari e sottoponendoli a test di carattere invasivo.

La scoperta delle menti e delle culture animali. Esordi di una rivoluzione empirica, teoretica, metodologica, ed etica

Marco Celentano
2018-01-01

Abstract

Il saggio La scoperta delle menti e delle culture animali propone una riflessione sulle conseguenze scientifiche, teoriche, ed etiche degli studi che condussero, negli anni Sessanta, a invalidare, sulla base di una crescente mole di documentazioni empirico-sperimentali, la concezione dell’essere umano come unico animale “pensante” e “culturale”, dominante in Occidente da millenni, innescando un processo di riassetto in chiave post-antropocentrica dei saperi che è tuttora in corso. La scoperta delle culture antropoidi e antropomorfe, quella non meno rivoluzionaria dell’esistenza di tradizioni differenziate e “dialetti locali e regionali” presso gli uccelli canori e i cetacei, l’inizio di una riflessione sull’“esperienza interiore” di altri animali, e sui processi neurofisiologici ad essa sottesi, sono le tappe principali su cui l’analisi si sofferma. L’ultimo paragrafo discute, invece, sviluppi recenti relativi a questi ambiti di ricerca registrando, sia la loro consonanza con alcune importanti intuizioni dei pionieri dell’etologia cognitiva, sia il perpetrarsi, in diversi settori delle scienze comportamentali, di una contraddizione intrinseca già ai primi studi di laboratorio che condussero alla scoperta del “pensiero animale”: la complessità dell’esperienza interiore di animali non umani viene indagata e testimoniata con metodi che richiedono agli sperimentatori di agire come se essi fossero esseri non senzienti, ovvero, imprigionandoli in stabulari e sottoponendoli a test di carattere invasivo.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Pluriversi 2.pdf

accesso aperto

Descrizione: pdf
Tipologia: Documento in Post-print
Licenza: Creative commons
Dimensione 331.82 kB
Formato Adobe PDF
331.82 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11580/67239
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
social impact