La prospettiva di una progettazione partecipata che coinvolge le fasce più fragili della popolazione, spesso a ridotta mobilità indipendente, può apportare significativi contributi sia ai pianificatori che agli strumenti urbanistici. Tra le fasce fragili, i bambini, che non godono di rappresentatività politica, sono portatori di esigenze (mobilità autonoma, gioco, attività motoria) che interrogano questioni prettamente urbane quali la camminabilità, la percorribilità in sicurezza e, in generale, l’accessibilità e la struttura stessa degli spazi pubblici. L’obiettivo del contributo è di indagare se siano ancora valide, e in quali contesti, le ragioni che portarono, a partire dagli anni ’70 del ‘900 nell’Europa centrale e del nord ad una progettazione dello spazio pubblico attenta ai bisogni dell’infanzia e caratterizzata da interventi multiformi che coinvolsero associazioni di cittadini e amministrazioni nella progettazione e ridefinizione di vari spazi pubblici. In Italia si è attenuato l’entusiasmo suscitato da un’avanzata normativa che accompagnò alcune progettualità a partire dagli anni ’90. I criteri e gli scopi che caratterizzano i processi deliberativi rimangono tuttavia, in particolare per i gruppi meno rappresentati, indispensabili per una progettazione urbana sostenibile e democratica.
Le città sostenibili dei bambini: sfide e opportunità per un’urbanistica democratica
Borgogni A.
Membro del Collaboration Group
;Arduini M.Investigation
;
2018-01-01
Abstract
La prospettiva di una progettazione partecipata che coinvolge le fasce più fragili della popolazione, spesso a ridotta mobilità indipendente, può apportare significativi contributi sia ai pianificatori che agli strumenti urbanistici. Tra le fasce fragili, i bambini, che non godono di rappresentatività politica, sono portatori di esigenze (mobilità autonoma, gioco, attività motoria) che interrogano questioni prettamente urbane quali la camminabilità, la percorribilità in sicurezza e, in generale, l’accessibilità e la struttura stessa degli spazi pubblici. L’obiettivo del contributo è di indagare se siano ancora valide, e in quali contesti, le ragioni che portarono, a partire dagli anni ’70 del ‘900 nell’Europa centrale e del nord ad una progettazione dello spazio pubblico attenta ai bisogni dell’infanzia e caratterizzata da interventi multiformi che coinvolsero associazioni di cittadini e amministrazioni nella progettazione e ridefinizione di vari spazi pubblici. In Italia si è attenuato l’entusiasmo suscitato da un’avanzata normativa che accompagnò alcune progettualità a partire dagli anni ’90. I criteri e gli scopi che caratterizzano i processi deliberativi rimangono tuttavia, in particolare per i gruppi meno rappresentati, indispensabili per una progettazione urbana sostenibile e democratica.File | Dimensione | Formato | |
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