La città partecipata Nel periodo che precedette la fine della dittatura di Franco (1975), a Barcellona, come in altre città spagnole, si sviluppò un consistente fermento politico e sociale a livello cittadino e di quartiere. Secondo diversi studiosi (Magrinya, 2009). Questo fermento pose le basi della formazione di parte della classe dirigente politica e dell’associazionismo poi sviluppatosi nella città. Gli effetti di quel periodo sono visibili anche ai giorni nostri: a livello di distretti e quartieri (barrio) è infatti presente una rete di associazioni impegnate nel miglioramento della vivibilità urbana. Vengono pubblicati diversi giornali di quartiere. A livello cittadino il più importante è Carrer che, tra le varie sezioni, riporta i commenti e le proposte delle associazioni sui temi urbanistici. Barcellona presenta pertanto un tessuto cittadino attento, partecipe e competente nei confronti delle trasformazioni urbanistiche. I due più rilevanti processi in essere in questo periodo sono il FENT (Facciamo Barcellona), rivolto soprattutto alla comunicazione del Piano di Attuazione Municipale 2008-2011 e il progetto di riqualificazione di Avinguda Diagonal. Entrambi i processi sono stati fortemente criticati da parte della cittadinanza perché giudicati di facciata e gestiti dall’amministrazione alla ricerca di consenso. Già nel numero 112 del 2009 di Carrer, in merito alla Diagonal, veniva posta la domanda se questa consultazione fosse tale o non una ricerca di legittimazione da parte dell’amministrazione. Oltre a ciò, la consultazione popolare svoltasi nel maggio 2010 ha avuto, come risultato, un doppio fallimento: nonostante il grande sforzo comunicativo, ha votato solo il 12% dei cittadini di oltre 16 anni; tra questi, il 79,8% ha votato per l’opzione C (non intervenire adesso sulla Diagonal) contro l’11,4% che ha votato per l’opzione A (trasformazione in boulevard appoggiata dal Sindaco Hereu) e l’8,8% dell’opzione B (trasformazione in rambla). Tali iniziative, anche se ritenute di facciata da buona parte degli abitanti, hanno tuttavia il merito di evidenziare, pur con le distorsioni di un processo proposto dall’alto, la ricchezza del tessuto partecipativo della città, anche quando è in disaccordo con le autorità. Il corpo della città attiva Aspetto strutturale, e allo stesso tempo sovente misconosciuto nella progettazione urbanistica e architettonica, è quello dell’accoglienza che la città offre alle possibilità espressive del corpo nel suo spazio pubblico. Una trattazione adeguata comporterebbe un saggio a sé e potrebbe essere letta dal punto di vista delle Active Cities, prospettiva innovativa, sia pure non priva di rischi, verso cui prestano attenzione l’OMS e la Direzione Generale Salute della Commissione Europea. Da questo punto di vista, Barcellona offrirebbe spunti di notevole interesse riferendoci in primo luogo alla riqualificazione del lungomare dalla Barceloneta fino al recente e contestato intervento nell’area del Rio Besos e dei vecchi complessi industriali a Est, sviluppato in occasione del Forum delle Culture svoltosi nel 2004. Si tratta, infatti, di una striscia di territorio costiero attrezzata per ogni espressione ricreativa e sportiva del corpo: pista ciclabile, percorsi pedonali molto sfruttati da walker e jogger, diverse palestre all’aperto a uso libero, la spiaggia stessa e il mare. La storia urbanistica di Barcellona è caratterizzata dalla capacità di sfruttare al meglio, in termini di riqualificazione, grandi eventi come il Forum: dalle Esposizioni Universali del 1888 e del 1929 alle Olimpiadi del 1982 (Delbene, 2007). In particolare le Olimpiadi diedero vita, oltre alle grandi infrastrutture ufficiali, alla predisposizione di numerosi spazi ricreativi e sportivi ad uso libero che caratterizzano lo scenario urbano dal punto di vista della città attiva. Le due caratteristiche appena presentate, la prima legata al tessuto partecipativo, la seconda connessa con la facilitazione delle espressioni del corpo, si esprimono anche in una capacità, non sempre intenzionalmente chiarita ma spesso divenuta prassi, di accogliere forme diverse di partecipazione e di espressione di diversità culturale. In modo particolare ci riferiamo ai fenomeni di utilizzo dello spazio ad opera di giovani che praticano lo skate-board, di appropriazione informale di aree pubbliche ad opera di migranti, della trasformazione dello spazio pubblico da parte di alcune categorie di sportivi.

Abitare la città attraverso lo sport. L’appropriazione informale dello spazio pubblico come processo partecipativo: il caso di Barcellona

BORGOGNI, Antonio;
2011-01-01

Abstract

La città partecipata Nel periodo che precedette la fine della dittatura di Franco (1975), a Barcellona, come in altre città spagnole, si sviluppò un consistente fermento politico e sociale a livello cittadino e di quartiere. Secondo diversi studiosi (Magrinya, 2009). Questo fermento pose le basi della formazione di parte della classe dirigente politica e dell’associazionismo poi sviluppatosi nella città. Gli effetti di quel periodo sono visibili anche ai giorni nostri: a livello di distretti e quartieri (barrio) è infatti presente una rete di associazioni impegnate nel miglioramento della vivibilità urbana. Vengono pubblicati diversi giornali di quartiere. A livello cittadino il più importante è Carrer che, tra le varie sezioni, riporta i commenti e le proposte delle associazioni sui temi urbanistici. Barcellona presenta pertanto un tessuto cittadino attento, partecipe e competente nei confronti delle trasformazioni urbanistiche. I due più rilevanti processi in essere in questo periodo sono il FENT (Facciamo Barcellona), rivolto soprattutto alla comunicazione del Piano di Attuazione Municipale 2008-2011 e il progetto di riqualificazione di Avinguda Diagonal. Entrambi i processi sono stati fortemente criticati da parte della cittadinanza perché giudicati di facciata e gestiti dall’amministrazione alla ricerca di consenso. Già nel numero 112 del 2009 di Carrer, in merito alla Diagonal, veniva posta la domanda se questa consultazione fosse tale o non una ricerca di legittimazione da parte dell’amministrazione. Oltre a ciò, la consultazione popolare svoltasi nel maggio 2010 ha avuto, come risultato, un doppio fallimento: nonostante il grande sforzo comunicativo, ha votato solo il 12% dei cittadini di oltre 16 anni; tra questi, il 79,8% ha votato per l’opzione C (non intervenire adesso sulla Diagonal) contro l’11,4% che ha votato per l’opzione A (trasformazione in boulevard appoggiata dal Sindaco Hereu) e l’8,8% dell’opzione B (trasformazione in rambla). Tali iniziative, anche se ritenute di facciata da buona parte degli abitanti, hanno tuttavia il merito di evidenziare, pur con le distorsioni di un processo proposto dall’alto, la ricchezza del tessuto partecipativo della città, anche quando è in disaccordo con le autorità. Il corpo della città attiva Aspetto strutturale, e allo stesso tempo sovente misconosciuto nella progettazione urbanistica e architettonica, è quello dell’accoglienza che la città offre alle possibilità espressive del corpo nel suo spazio pubblico. Una trattazione adeguata comporterebbe un saggio a sé e potrebbe essere letta dal punto di vista delle Active Cities, prospettiva innovativa, sia pure non priva di rischi, verso cui prestano attenzione l’OMS e la Direzione Generale Salute della Commissione Europea. Da questo punto di vista, Barcellona offrirebbe spunti di notevole interesse riferendoci in primo luogo alla riqualificazione del lungomare dalla Barceloneta fino al recente e contestato intervento nell’area del Rio Besos e dei vecchi complessi industriali a Est, sviluppato in occasione del Forum delle Culture svoltosi nel 2004. Si tratta, infatti, di una striscia di territorio costiero attrezzata per ogni espressione ricreativa e sportiva del corpo: pista ciclabile, percorsi pedonali molto sfruttati da walker e jogger, diverse palestre all’aperto a uso libero, la spiaggia stessa e il mare. La storia urbanistica di Barcellona è caratterizzata dalla capacità di sfruttare al meglio, in termini di riqualificazione, grandi eventi come il Forum: dalle Esposizioni Universali del 1888 e del 1929 alle Olimpiadi del 1982 (Delbene, 2007). In particolare le Olimpiadi diedero vita, oltre alle grandi infrastrutture ufficiali, alla predisposizione di numerosi spazi ricreativi e sportivi ad uso libero che caratterizzano lo scenario urbano dal punto di vista della città attiva. Le due caratteristiche appena presentate, la prima legata al tessuto partecipativo, la seconda connessa con la facilitazione delle espressioni del corpo, si esprimono anche in una capacità, non sempre intenzionalmente chiarita ma spesso divenuta prassi, di accogliere forme diverse di partecipazione e di espressione di diversità culturale. In modo particolare ci riferiamo ai fenomeni di utilizzo dello spazio ad opera di giovani che praticano lo skate-board, di appropriazione informale di aree pubbliche ad opera di migranti, della trasformazione dello spazio pubblico da parte di alcune categorie di sportivi.
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