Il contributo discute l'impatto che la pandemia potrebbe avere sul modo di pensare degli economisti. Partendo dalla necessità di ripensare la pressione che la bibliometria esercita sui temi oggetto della ricerca economica, l'autore individua nell'esperimento 'non voluto' di un'economia che ha capito che per ridurre al minimo il numero delle vittime era necessario accettare i costi economici e sociali di una sorta di letargo, interrompendo tutte le attività non essenziali, la prima sfida intellettuale che la pandemia ha lanciato agli economisti. L'autore discute inoltre nel nuovo ruolo dell''Europa, che ha smesso i panni di mero 'controllore' dei conti dei vari paesi per porsi alla guida di una poltica fiscale espansiva e coordinata fondata su un piano di investimenti capaci di indurre un cambiamento strutturale che ponga la tutela dell'ambiente e la qualità della vita al centro di un nuovo progetto di crescita il principale effetto benefico dell'esperienza pandemica. Nella seconda parte, l’autore discute il problema della memoria storica necessaria alla teoria economica, ricordando gli insegnamenti di economisti e imprenditori illuminati quali Keynes, Henry Ford e Adriano Olivetti. Emerge quindi l’opportunità di un rilancio del ruolo essenziale dello Stato Sociale, contro quel virus che da decenni lo considera invece un pesante fardello che frena la crescita, uno Stato Sociale che si ponga l’obiettivo di ridurre le diseguaglianza 'alla radice' offrendo a tutti formazione e tutela della salute pubbliche e gratuite, e di riacquistare consapevolezza che la riduzione del costo del lavoro non è la via maestra per generare occupazione e crescita.

Economia a prova di shock

Sergio Nistico'
2021-01-01

Abstract

Il contributo discute l'impatto che la pandemia potrebbe avere sul modo di pensare degli economisti. Partendo dalla necessità di ripensare la pressione che la bibliometria esercita sui temi oggetto della ricerca economica, l'autore individua nell'esperimento 'non voluto' di un'economia che ha capito che per ridurre al minimo il numero delle vittime era necessario accettare i costi economici e sociali di una sorta di letargo, interrompendo tutte le attività non essenziali, la prima sfida intellettuale che la pandemia ha lanciato agli economisti. L'autore discute inoltre nel nuovo ruolo dell''Europa, che ha smesso i panni di mero 'controllore' dei conti dei vari paesi per porsi alla guida di una poltica fiscale espansiva e coordinata fondata su un piano di investimenti capaci di indurre un cambiamento strutturale che ponga la tutela dell'ambiente e la qualità della vita al centro di un nuovo progetto di crescita il principale effetto benefico dell'esperienza pandemica. Nella seconda parte, l’autore discute il problema della memoria storica necessaria alla teoria economica, ricordando gli insegnamenti di economisti e imprenditori illuminati quali Keynes, Henry Ford e Adriano Olivetti. Emerge quindi l’opportunità di un rilancio del ruolo essenziale dello Stato Sociale, contro quel virus che da decenni lo considera invece un pesante fardello che frena la crescita, uno Stato Sociale che si ponga l’obiettivo di ridurre le diseguaglianza 'alla radice' offrendo a tutti formazione e tutela della salute pubbliche e gratuite, e di riacquistare consapevolezza che la riduzione del costo del lavoro non è la via maestra per generare occupazione e crescita.
2021
978-88-94953-83-1
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