Questo studio ricostruisce momenti della storia culturale, politica e sociale di Livorno tra riformismo illuministico e Risorgimento. La “diversità” storica da Firenze e dalle altre città toscane, tutte in possesso di un nobile passato medievale e rinascimentale, la rende unica nel quadro della società italiana e mediterranea al punto da accogliere per secoli uomini delle più diverse nazionalità e fedi religiose, purché perseguitati nei loro paesi e tuttavia ossessionati dalla passione per il mare. I suoi intellettuali ebbero modo di conoscere e frequentare personalità come Tobias G. Smollett, morto a Livorno nel 1771, Foscolo, Byron, Shelley, che dalla città labronica partì per il suo ultimo viaggio sull’Ariel, e di essere tra i primi a poter leggere libri epocali come "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria e le "Meditazioni sull’economia politica" del conte Pietro Verri oppure sfogliare la prima edizione di opere di Francesco Algarotti o trovarsi tra le mani i 39 eleganti tomi in folio dell’ "Encyclopedie" di Diderot e D’Alembert. In questo spazio di raffinata civiltà e di estrema ribalderia, colmo di spregiudicati mercanti, di marinai senza patria e di operai con il culto della Rivoluzione, nacquero e vissero Francesco Dome- nico Guerrazzi, uno dei più celebrati autori di romanzi storici dell’Ottocento, furibondo critico della nuova Italia, e Carlo Bini, un intellettuale originalissimo, di esplicita formazione europea, appassionato traduttore di Laurence Sterne e di tanti altri scrittori contemporanei, conoscitore della letteratura rivoluzionaria e giacobina, la cui breve vita continua ad essere la metafora di un esule della modernità in tempi d’incalzante conformismo dell’intelligenza e di drammatica crisi della Verità.

«E del mondo che n’è stato?». La vita letteraria a Livorno tra modernità e Italia nuova

Antonio Iermano
2021-01-01

Abstract

Questo studio ricostruisce momenti della storia culturale, politica e sociale di Livorno tra riformismo illuministico e Risorgimento. La “diversità” storica da Firenze e dalle altre città toscane, tutte in possesso di un nobile passato medievale e rinascimentale, la rende unica nel quadro della società italiana e mediterranea al punto da accogliere per secoli uomini delle più diverse nazionalità e fedi religiose, purché perseguitati nei loro paesi e tuttavia ossessionati dalla passione per il mare. I suoi intellettuali ebbero modo di conoscere e frequentare personalità come Tobias G. Smollett, morto a Livorno nel 1771, Foscolo, Byron, Shelley, che dalla città labronica partì per il suo ultimo viaggio sull’Ariel, e di essere tra i primi a poter leggere libri epocali come "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria e le "Meditazioni sull’economia politica" del conte Pietro Verri oppure sfogliare la prima edizione di opere di Francesco Algarotti o trovarsi tra le mani i 39 eleganti tomi in folio dell’ "Encyclopedie" di Diderot e D’Alembert. In questo spazio di raffinata civiltà e di estrema ribalderia, colmo di spregiudicati mercanti, di marinai senza patria e di operai con il culto della Rivoluzione, nacquero e vissero Francesco Dome- nico Guerrazzi, uno dei più celebrati autori di romanzi storici dell’Ottocento, furibondo critico della nuova Italia, e Carlo Bini, un intellettuale originalissimo, di esplicita formazione europea, appassionato traduttore di Laurence Sterne e di tanti altri scrittori contemporanei, conoscitore della letteratura rivoluzionaria e giacobina, la cui breve vita continua ad essere la metafora di un esule della modernità in tempi d’incalzante conformismo dell’intelligenza e di drammatica crisi della Verità.
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