Il saggio, concepito in stretto dialogo con alcune proposte teoriche che hanno suscitato, nell’ultimo decennio, ampio dibattito in ambito filosofico-epistemologico, come quella del “prospetti- vismo scientifico” di Ronald Giere e di Werner Callebaut, è il frutto di un primo tentativo di riformulare, alla luce del dibattito attuale, il programma di studi incentrati sull’etologia della conoscenza che ha guidato le ricerche dell’autore dall’inizio del nuovo millennio. In questo studio si tenta, in altre parole, di abbozzare, in forma program- matica, rinviando a futuri approfondimenti una sua più adeguata argomen- tazione, un approccio teorico al problema del conoscere che: - mirando ad un concetto di “conoscenza” che abbia valenza trans- o in- ter-specifica, attinge le proprie fonti empiriche allo studio comparato delle forme comportamentali di tutti gli organismi esistenti, delle loro trasforma- zioni storiche, e delle funzioni vitali e sociali che esse svolgono; - in accordo con il realismo prospettico di Giere e Callebaut, assume come invalicabile l’esistenza di vincoli prospettici inerenti ad ogni forma del conoscere, incluse quelle umane, e comprese quelle scientifiche; - in accordo con Nietzsche, e con alcuni spunti offerti dalla “storia na- turale della conoscenza” di Konrad Lorenz, postula la necessità, per ogni organismo, inclusi quelli umani, di tali vincoli ai fini della sopravvivenza, della memorizzazione, dell’azione, e della comunicazione; - fissa i metri di valutazione del conoscere e i criteri della sua messa alla prova, non più nella pretesa di avvicinarsi, progressivamente, attraverso la ricerca filosofica o scientifica, ad una rappresentazione esatta dell’“in sé” delle cose, o alla formulazione di presunte “leggi di natura” immutabili e universali, bensì, unicamente, negli effetti concreti di tutela o peggioramento delle condizioni di vita dei conoscenti e dei conosciuti che esso produce.

Prospettivismo genealogico. Proposte integrative per un programma di ricerca sull'etologia del conoscere

Celentano
2018-01-01

Abstract

Il saggio, concepito in stretto dialogo con alcune proposte teoriche che hanno suscitato, nell’ultimo decennio, ampio dibattito in ambito filosofico-epistemologico, come quella del “prospetti- vismo scientifico” di Ronald Giere e di Werner Callebaut, è il frutto di un primo tentativo di riformulare, alla luce del dibattito attuale, il programma di studi incentrati sull’etologia della conoscenza che ha guidato le ricerche dell’autore dall’inizio del nuovo millennio. In questo studio si tenta, in altre parole, di abbozzare, in forma program- matica, rinviando a futuri approfondimenti una sua più adeguata argomen- tazione, un approccio teorico al problema del conoscere che: - mirando ad un concetto di “conoscenza” che abbia valenza trans- o in- ter-specifica, attinge le proprie fonti empiriche allo studio comparato delle forme comportamentali di tutti gli organismi esistenti, delle loro trasforma- zioni storiche, e delle funzioni vitali e sociali che esse svolgono; - in accordo con il realismo prospettico di Giere e Callebaut, assume come invalicabile l’esistenza di vincoli prospettici inerenti ad ogni forma del conoscere, incluse quelle umane, e comprese quelle scientifiche; - in accordo con Nietzsche, e con alcuni spunti offerti dalla “storia na- turale della conoscenza” di Konrad Lorenz, postula la necessità, per ogni organismo, inclusi quelli umani, di tali vincoli ai fini della sopravvivenza, della memorizzazione, dell’azione, e della comunicazione; - fissa i metri di valutazione del conoscere e i criteri della sua messa alla prova, non più nella pretesa di avvicinarsi, progressivamente, attraverso la ricerca filosofica o scientifica, ad una rappresentazione esatta dell’“in sé” delle cose, o alla formulazione di presunte “leggi di natura” immutabili e universali, bensì, unicamente, negli effetti concreti di tutela o peggioramento delle condizioni di vita dei conoscenti e dei conosciuti che esso produce.
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