S. Tommaso e l'Immacolata Concezione. Tra limiti e intuizioni

Il lavoro, prodotto dall’autore all’interno della propria struttura dipartimentale, filtrando un copione accusatorio ampiamente maggioritario nella letteratura scientifica, scioglie dall’addebito maculista l’impianto mariologico di S. Tommaso d’Aquino, risolvendo la "vexata questio" in mere deficienze dell’Angelico Dottore sul piano filosofico per i condizionamenti bio-medici della coeva moda aristotelica. Anche il suo linguaggio, benché non sia affatto un contributo alla chiarezza come quello di Duns Scoto, che a buon diritto può dirsi il vero pioniere del dogma proclamato da Pio IX nella “Ineffabilis Deus”, non traduce mai l’idea di un contagio adamitico effettivamente mutuato dalla Deipara nel suo ipostatizzarsi all’interno dell’utero materno; e, pur senza predicare il lucido vocabolario della "preservatio", aliena, comunque, “in re” un qualsiasi segmento esistenziale della "persona Virginis", ovvero composto unitario definito di anima e corpo, dalla nefasta eredità del peccato originale.