Mariano Scoto (m. 1082), irlandese di nascita e di formazione, lasciò il suo monastero per intraprendere un pellegrinaggio nel continente europeo, dove si fermò e visse per venticinque anni come recluso prima a Fulda, poi a Magonza. In questo periodo compila una Cronaca universale che riflette tanto la cultura irlandese quanto quella continentale. Mariano si avvale di un gran numero di fonti, scritte e orali, anche di origine leggendaria, e le ordina con la perizia della scienza computistica che ha appreso in Irlanda, arrivando a elaborare un nuovo calcolo della datazione dell’era cristiana in contrasto con quello tradizionale di Dionigi il Piccolo. La sua Cronaca acquisisce così un ruolo centrale nel panorama delle storie universali e circola sia nel continente europeo, sia nelle isole britanniche, influenzando molte opere successive. L’articolo esplora il rapporto tra la narrazione storica e l’idea del tempo che guida tutta l’opera di Mariano. La sua cronaca è marcata da strutture cicliche che corrispondono alla scansione liturgica dell’anno. La liturgia, che regola la vita di ogni monaco e di ogni cristiano, rappresenta infatti la continua rievocazione della vita di Cristo narrata dai Vangeli e, per Mariano, la sua perenne nuova realizzazione negli avvenimenti umani. Mariano Scoto, usando la cronologia, cerca una conferma alla verità storica attraverso l’individuazione delle corrispondenze temporali e di senso con la verità evangelica. Parallelamente, egli applica lo stesso metodo alla propria vita, scrivendo un’autobiografia inserita nel flusso degli eventi e modellata sull’esempio delle vite dei santi. La storia per Mariano Scoto assume così una duplice funzione: illustrare il percorso di salvezza che Dio ha predisposto per l’umanità e guidare ogni singolo uomo alla santità e al suo ultimo destino in Dio.

Il tempo e la storia in Mariano Scoto

GAMBERINI, Roberto
2017-01-01

Abstract

Mariano Scoto (m. 1082), irlandese di nascita e di formazione, lasciò il suo monastero per intraprendere un pellegrinaggio nel continente europeo, dove si fermò e visse per venticinque anni come recluso prima a Fulda, poi a Magonza. In questo periodo compila una Cronaca universale che riflette tanto la cultura irlandese quanto quella continentale. Mariano si avvale di un gran numero di fonti, scritte e orali, anche di origine leggendaria, e le ordina con la perizia della scienza computistica che ha appreso in Irlanda, arrivando a elaborare un nuovo calcolo della datazione dell’era cristiana in contrasto con quello tradizionale di Dionigi il Piccolo. La sua Cronaca acquisisce così un ruolo centrale nel panorama delle storie universali e circola sia nel continente europeo, sia nelle isole britanniche, influenzando molte opere successive. L’articolo esplora il rapporto tra la narrazione storica e l’idea del tempo che guida tutta l’opera di Mariano. La sua cronaca è marcata da strutture cicliche che corrispondono alla scansione liturgica dell’anno. La liturgia, che regola la vita di ogni monaco e di ogni cristiano, rappresenta infatti la continua rievocazione della vita di Cristo narrata dai Vangeli e, per Mariano, la sua perenne nuova realizzazione negli avvenimenti umani. Mariano Scoto, usando la cronologia, cerca una conferma alla verità storica attraverso l’individuazione delle corrispondenze temporali e di senso con la verità evangelica. Parallelamente, egli applica lo stesso metodo alla propria vita, scrivendo un’autobiografia inserita nel flusso degli eventi e modellata sull’esempio delle vite dei santi. La storia per Mariano Scoto assume così una duplice funzione: illustrare il percorso di salvezza che Dio ha predisposto per l’umanità e guidare ogni singolo uomo alla santità e al suo ultimo destino in Dio.
2017
978-2-600-04752-4
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