Attraverso l’azione collettiva dei produttori, il legislatore comunitario vuole promuovere maggiore efficienza ed equità distributiva nel sistema agroalimentare. Questo approccio si colloca all’interno di un cambiamento di paradigma nella natura della policy agricola. Le nuove disposizioni sull’organizzazione di mercato consolidano e rafforzano il passaggio da una Pac tradizionale, imperniata sulla politica di spesa, ad una policy prevalentemente regolatoria. La Ocm tradizionale, coordinata e gestita a livello centrale dall’autorità EU, è stata sostituita da un modello di governance bottom-up all’interno del quale i produttori e i traders operano scelte produttive in autonomia. Nel nuovo contesto, gli attori principali non sono più le istituzioni pubbliche ma gli operatori privati. L’attività di regolamentazione è prevalentemente rivolta ad assicurare un’efficiente attività negoziale e a rimuovere, per quanto possibile, le imperfezioni del mercato senza influire direttamente sulle scelte produttive individuali. Le OP sono divenute strumenti volti a concentrare l’offerta agricola, regolare il coordinamento di mercato e accrescere il potere contrattuale degli agricoltori al fine di contenere gli squilibri derivanti da una potenziale posizione dominante degli operatori a valle. Sulla base di queste considerazioni, le nostre attenzioni si concentrano sulle capacità delle OP di svolgere le proprie funzioni e di riequilibrare il potere contrattuale lungo la filiera agroalimentare. Nello specifico, l’obiettivo del presente lavoro è quello di individuare, mediante un modello teorico (Sorrentino, Russo, Cacchiarelli 2016), quali siano le condizioni che consentono il rafforzamento del potere contrattuale degli agricoltori attraverso forme associative quali le OP e Aop.

Potere di mercato e contrattuale nella filiera agroalimentare: il ruolo delle OP

RUSSO, Carlo
2016-01-01

Abstract

Attraverso l’azione collettiva dei produttori, il legislatore comunitario vuole promuovere maggiore efficienza ed equità distributiva nel sistema agroalimentare. Questo approccio si colloca all’interno di un cambiamento di paradigma nella natura della policy agricola. Le nuove disposizioni sull’organizzazione di mercato consolidano e rafforzano il passaggio da una Pac tradizionale, imperniata sulla politica di spesa, ad una policy prevalentemente regolatoria. La Ocm tradizionale, coordinata e gestita a livello centrale dall’autorità EU, è stata sostituita da un modello di governance bottom-up all’interno del quale i produttori e i traders operano scelte produttive in autonomia. Nel nuovo contesto, gli attori principali non sono più le istituzioni pubbliche ma gli operatori privati. L’attività di regolamentazione è prevalentemente rivolta ad assicurare un’efficiente attività negoziale e a rimuovere, per quanto possibile, le imperfezioni del mercato senza influire direttamente sulle scelte produttive individuali. Le OP sono divenute strumenti volti a concentrare l’offerta agricola, regolare il coordinamento di mercato e accrescere il potere contrattuale degli agricoltori al fine di contenere gli squilibri derivanti da una potenziale posizione dominante degli operatori a valle. Sulla base di queste considerazioni, le nostre attenzioni si concentrano sulle capacità delle OP di svolgere le proprie funzioni e di riequilibrare il potere contrattuale lungo la filiera agroalimentare. Nello specifico, l’obiettivo del presente lavoro è quello di individuare, mediante un modello teorico (Sorrentino, Russo, Cacchiarelli 2016), quali siano le condizioni che consentono il rafforzamento del potere contrattuale degli agricoltori attraverso forme associative quali le OP e Aop.
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