Uno dei problemi principali dell’assetto territoriale infraregionale è costituito dalla eccessiva proliferazione di enti intermedi tra comuni e province. C’è infatti tutta una panoplia di enti intermedi, con funzioni specifiche e talvolta strettamente interconnesse tra loro, quando non addirittura parzialmente sovrapposte: Comunità montane; Consorzi di bonifica; Aziende sanitarie locali; Enti parco regionali; Autorità d’ambito territoriale (ATO); Enti regionali per il diritto allo studio universitario (ERSU); Enti regionali per l’abitazione pubblica (ERAP); Società di servizi partecipate da enti territoriali autonomi; altri Consorzi tra enti territoriali autonomi. La legislazione regionale che dovrà riallocare le funzioni provinciali in attuazione della legislazione statale, potrebbe rappresentare un’utile occasione per operare un ridisegno del sistema amministrativo infraregionale, con l’obiettivo di razionalizzare, semplificare ed economizzare l’azione amministrativa. Si potrebbe, infatti, pensare a una sensibile riduzione del numero degli enti intermedi esistenti, mediante un accorpamento di quelli con funzioni più affini e interconnesse tra loro e mediante una ridefinizione della loro struttura organizzativa e dei modelli di governance, nel senso di contemperare le esigenze di efficienza con quelle di rappresentatività. Questa soluzione, da un lato permetterebbe di realizzare dei notevoli risparmi di spesa, dall’altro, consentirebbe di individuare dei livelli territoriali di governo intermedi tra regioni e comuni, presso i quali allocare - secondo principî di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione - le funzioni amministrative relative ad aree vaste di dimensioni infraregionali.
La fattibilità istituzionale ed economico-finanziaria delle politiche di intervento delle Regioni nella situazione attuale
PASTORE, Fulvio
2013-01-01
Abstract
Uno dei problemi principali dell’assetto territoriale infraregionale è costituito dalla eccessiva proliferazione di enti intermedi tra comuni e province. C’è infatti tutta una panoplia di enti intermedi, con funzioni specifiche e talvolta strettamente interconnesse tra loro, quando non addirittura parzialmente sovrapposte: Comunità montane; Consorzi di bonifica; Aziende sanitarie locali; Enti parco regionali; Autorità d’ambito territoriale (ATO); Enti regionali per il diritto allo studio universitario (ERSU); Enti regionali per l’abitazione pubblica (ERAP); Società di servizi partecipate da enti territoriali autonomi; altri Consorzi tra enti territoriali autonomi. La legislazione regionale che dovrà riallocare le funzioni provinciali in attuazione della legislazione statale, potrebbe rappresentare un’utile occasione per operare un ridisegno del sistema amministrativo infraregionale, con l’obiettivo di razionalizzare, semplificare ed economizzare l’azione amministrativa. Si potrebbe, infatti, pensare a una sensibile riduzione del numero degli enti intermedi esistenti, mediante un accorpamento di quelli con funzioni più affini e interconnesse tra loro e mediante una ridefinizione della loro struttura organizzativa e dei modelli di governance, nel senso di contemperare le esigenze di efficienza con quelle di rappresentatività. Questa soluzione, da un lato permetterebbe di realizzare dei notevoli risparmi di spesa, dall’altro, consentirebbe di individuare dei livelli territoriali di governo intermedi tra regioni e comuni, presso i quali allocare - secondo principî di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione - le funzioni amministrative relative ad aree vaste di dimensioni infraregionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.