La ricerca ha esaminato come testi paradigmatici due “battlefield plays”, Henry V (1599) e Troilus and Cressida (1603), per analizzarne le effettive enunciazioni sulle pratiche belliche, distinguendo e mettendo in rapporto le argomentazioni dello jus ad bellum e quelle dello jus in bello, ossia le tematiche della legittimità della guerra e della legittimità della condotta della guerra. Si sono analizzate in particolare le considerazioni sui rapporti tra sovrani e soldati e sull’effettivo trattamento dei combattenti di prima linea e sulla loro sorte, cercando di offrire un quadro complessivo dell’atteggiamento di Shakespeare sulla guerra, sia con riferimento alla sua giustificazione teorica, sia con riferimento al problema dei limiti dei suoi pratici svolgimenti.
La guerra di Shakespeare
VALENTINI, Maria
2009-01-01
Abstract
La ricerca ha esaminato come testi paradigmatici due “battlefield plays”, Henry V (1599) e Troilus and Cressida (1603), per analizzarne le effettive enunciazioni sulle pratiche belliche, distinguendo e mettendo in rapporto le argomentazioni dello jus ad bellum e quelle dello jus in bello, ossia le tematiche della legittimità della guerra e della legittimità della condotta della guerra. Si sono analizzate in particolare le considerazioni sui rapporti tra sovrani e soldati e sull’effettivo trattamento dei combattenti di prima linea e sulla loro sorte, cercando di offrire un quadro complessivo dell’atteggiamento di Shakespeare sulla guerra, sia con riferimento alla sua giustificazione teorica, sia con riferimento al problema dei limiti dei suoi pratici svolgimenti.File | Dimensione | Formato | |
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