L'articolo detta le linee-guida di un libro curato dall'Autore, ove si propongono i risultati di ricerche sulla storia religiosa di Pontecorvo. Più specificamente il contributo s'interessa al nucleo identitario del culto indigeno costituito dalla vicenda dell'arcipresbitero S. Grimoaldo, la cui memoria compatronale poggia essenzialmente sul testo della "Apparitio Johannis Baptistae" sopravvissuto nella collezione bollandista e forse fruito dal Baronio tra il dossier utilizzato per l'inserzione grimoaldiana nel Martirologio Romano alla data del 29 settembre. Dall'indagine effettuata emerge che la genesi agiografica del documento ben si accorda con la voce di un epigono periferico della riforma gregoriana, della quale appaiono palesi stereotipi i cenni prosopografici dell'arcipresbitero pontecorvese e il pellegrinaggio penitenziale a Melfi conservatosi tuttora secondo tradizione dal 1137, e potrebbe rispondere a due esigenze specifiche della Chiesa locale tra XII e XIII secolo: a) rivendicare l'orgoglio dell'appartenenza della città lirina alla confinazione diocesana di Aquino nonostante l'ingresso amministrativo nella Terra S. Benedicti a far tempo dal 1105; b) fornire materiale probatorio alla Santa Sede per quel riconoscimento romano del Santuario di S. Giovanni Appare ormai sicuro nel 1291. La trasfigurazione demologica dei dati presenti nella "Apparitio", complice la propaganda anti-clericale ottocentesca di stampo illuminista, avrebbe infiltrato nell'antico pellegrinaggio a Melfi la giullaresca sceneggiata fluviale di "Camele e il diavolo", cui ultimamente la Gerarchia locale sta cercando di dare disciplina. Le coordinate storiche tracciate si offrono come utile sussidio tanto all'indagine etno-antropologica su uno scontro topico tra liturgia ufficiale e pratica rituale diffusa quanto all'impegno di una pedagogia interculturale capace di offrire un'axiologia marciante oltre la tensione tra componenti sociali di una comunità. Il volume, in cui è inserito il prodotto e che vede come altri autori S. Pietrobono, A. Molle, A. La Starza, M. Sbardella, L. Gulia e L. Casatelli, è stato progettato, coordinato e curato dall'Autore all'interno della propria struttura dipartimentale e fa parte di una Collana specialistica, di cui è Direttore scientifico il Medesimo. Segnalzione in "Revue d'histoire écclesiastique", 106/3-4 (2011) 846-848.

Il culto di San Grimoaldo e la genesi agiografica dell’Apparitio Johannis Baptistae a Pontecorvo

CARCIONE, Filippo
2009-01-01

Abstract

L'articolo detta le linee-guida di un libro curato dall'Autore, ove si propongono i risultati di ricerche sulla storia religiosa di Pontecorvo. Più specificamente il contributo s'interessa al nucleo identitario del culto indigeno costituito dalla vicenda dell'arcipresbitero S. Grimoaldo, la cui memoria compatronale poggia essenzialmente sul testo della "Apparitio Johannis Baptistae" sopravvissuto nella collezione bollandista e forse fruito dal Baronio tra il dossier utilizzato per l'inserzione grimoaldiana nel Martirologio Romano alla data del 29 settembre. Dall'indagine effettuata emerge che la genesi agiografica del documento ben si accorda con la voce di un epigono periferico della riforma gregoriana, della quale appaiono palesi stereotipi i cenni prosopografici dell'arcipresbitero pontecorvese e il pellegrinaggio penitenziale a Melfi conservatosi tuttora secondo tradizione dal 1137, e potrebbe rispondere a due esigenze specifiche della Chiesa locale tra XII e XIII secolo: a) rivendicare l'orgoglio dell'appartenenza della città lirina alla confinazione diocesana di Aquino nonostante l'ingresso amministrativo nella Terra S. Benedicti a far tempo dal 1105; b) fornire materiale probatorio alla Santa Sede per quel riconoscimento romano del Santuario di S. Giovanni Appare ormai sicuro nel 1291. La trasfigurazione demologica dei dati presenti nella "Apparitio", complice la propaganda anti-clericale ottocentesca di stampo illuminista, avrebbe infiltrato nell'antico pellegrinaggio a Melfi la giullaresca sceneggiata fluviale di "Camele e il diavolo", cui ultimamente la Gerarchia locale sta cercando di dare disciplina. Le coordinate storiche tracciate si offrono come utile sussidio tanto all'indagine etno-antropologica su uno scontro topico tra liturgia ufficiale e pratica rituale diffusa quanto all'impegno di una pedagogia interculturale capace di offrire un'axiologia marciante oltre la tensione tra componenti sociali di una comunità. Il volume, in cui è inserito il prodotto e che vede come altri autori S. Pietrobono, A. Molle, A. La Starza, M. Sbardella, L. Gulia e L. Casatelli, è stato progettato, coordinato e curato dall'Autore all'interno della propria struttura dipartimentale e fa parte di una Collana specialistica, di cui è Direttore scientifico il Medesimo. Segnalzione in "Revue d'histoire écclesiastique", 106/3-4 (2011) 846-848.
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