Il saggio parte dal presupposto che l’antropologia giuridica, contraddistinta nella realtà contemporanea dalla dinamica di incontro/scontro tra ordinamenti e culture, sente l’esigenza di spingere le proprie riflessioni verso altri banchi di prova, su cui è possibile incontrare diritti diversi che, pur contrastanti con i modelli ufficiali, meritano rispetto e attenzione. Le difficoltà insite in questo processo, le perplessità nei tentativi di determinare con precisione l’oggetto di studio, nonché le incertezze metodologiche hanno portato, da un lato, alla scarsità di contributi e, dall’altro, a una peculiare involuzione dei percorsi. A tal proposito è utile soffermarsi sugli sviluppi e sugli approcci al tema, così come si sono manifestati fino agli anni Trenta del Novecento e, in particolare, nei contributi di Raffaele Corso e Giuseppe Pitrè, determinanti per la storia degli studi di demologia giuridica. La discussione si sposta inevitabilmente sui concetti di struttura e mobilità sociale, di appartenenza, di riconoscibilità, di identità, di alterità tanto che persino la certezza del diritto viene fraintesa a livello popolare. Ciascuno vorrebbe un suo diritto, da applicare in tutti i casi dubbi della vita, in cui l’altro, identificabile indifferentemente con il clandestino o con il condomino dirimpettaio, mette in crisi vari punti fermi faticosamente raggiunti.

Tracce di demologia giuridica

DE VITA, Giovanni
2006-01-01

Abstract

Il saggio parte dal presupposto che l’antropologia giuridica, contraddistinta nella realtà contemporanea dalla dinamica di incontro/scontro tra ordinamenti e culture, sente l’esigenza di spingere le proprie riflessioni verso altri banchi di prova, su cui è possibile incontrare diritti diversi che, pur contrastanti con i modelli ufficiali, meritano rispetto e attenzione. Le difficoltà insite in questo processo, le perplessità nei tentativi di determinare con precisione l’oggetto di studio, nonché le incertezze metodologiche hanno portato, da un lato, alla scarsità di contributi e, dall’altro, a una peculiare involuzione dei percorsi. A tal proposito è utile soffermarsi sugli sviluppi e sugli approcci al tema, così come si sono manifestati fino agli anni Trenta del Novecento e, in particolare, nei contributi di Raffaele Corso e Giuseppe Pitrè, determinanti per la storia degli studi di demologia giuridica. La discussione si sposta inevitabilmente sui concetti di struttura e mobilità sociale, di appartenenza, di riconoscibilità, di identità, di alterità tanto che persino la certezza del diritto viene fraintesa a livello popolare. Ciascuno vorrebbe un suo diritto, da applicare in tutti i casi dubbi della vita, in cui l’altro, identificabile indifferentemente con il clandestino o con il condomino dirimpettaio, mette in crisi vari punti fermi faticosamente raggiunti.
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