Don Milani parlava spesso di non attuazione della Costituzione. Erano i suoi anni. Quegli anni difficili, anni nei quali la Costituzione del 1948 risultava in molti elementi sostanziali, non applicata, addirittura ignorata, e dove le forze dell’ordine si attenevano con singolare scrupolosità all’applicazione delle leggi promulgate nel ventennio fascista ignorando qualsiasi riconoscimento di libertà ai cittadini. Nel tempo del presente, l’attacco ai valori fondamentali inscritti nella Carta costituzionale, tra l’indifferenza o il compiacimento, verifica ex post ciò che il Progetto prevedeva ex ante. Capire il grado sottomissione della società e la compenetrazione dei nuovi ‘valori’ o disvalori nel corpo individuale e collettivo della comunità. Nell’era del trionfo della Libertà senza responsabilità, della società solipsista, del fare tutto quello che posso senza vincoli morali, del passaggio dalla repubblica delle lettere al regno mediatico delle ‘letterine’, assistiamo a una caduta dei freni inibitori, nella esplosione della violenza contro l’altro, che segnala una lacerante, intima solitudine. La naturale solitudine che ci richiama all’altro, non viene percepita nella sua primigenia ragione. L’altro è colui il quale invade il mio tempo, che mi obbliga a confrontarmi, mi impedisce di vivere il mio ‘tempo liberato’ dagli orpelli della responsabilità sociale. L’essere se stessi, nel tempo della piattaforma culturale della solitudine rivendicata, richiede che vi sia una segnalazione marcata delle proprie convinzioni, in maniera tale da imporsi senza temere il giudizio. Anzi, l’emersione del particolare, è vista positivamente, come una sorta di lasciapassare per ogni immunità. Se nessuno o quasi si scandalizza di come oggi si può selezionare addirittura la classe politica e rappresentativa, probabilmente avviene per il motivo più semplice. Chi dovrebbe scandalizzarsi ha subito tali e tanti ‘input’ da essere completamente assuefatto e ignaro di vegetare nel limbo della lobotomizzazione mediatica. Oggi non c’è tempo per riflettere ed esprimere una critica. Per fare ciò sarebbe necessario dialogare. Ma il tempo della circolarità dialogica sfugge all’impulso del movimento schizofrenico dei cosiddetti ‘egomostri’, ossia coloro i quali vivono nell’orrore dell’anonimato, ma non nella consapevolezza dell’anomia. L’attacco alla magistratura non omologata sta nel fatto che essa svolge ancora opera critica ed evita in parte una condizione anomica sempre più presente. Attraverso le sentenze del giudice, si origina il recupero della memoria creativa e non funzionale di una mera legalità, dato che il giudizio giuridico matura nel processo che è una narrazione polifonica. E’ stato operato uno scambio. L’elisione della memoria a fronte della salvezza dalla paura. Paura sociale e paura individuale. La paura sprigiona il caos mentale e ricerca il patto hobbesiano in direzione dell’ordine di una pace che è gradita alle anime morte della nostra società. La trasformazione della comunità in difesa della egoità è cosa fatta. La parola ricerca il significato, pretende la vera libertà, la libertà di pensiero, disarmonica e dissonante come lo era quella di Don Lorenzo Milani, sempre pronto a capire e difendere le istanze nuove emergenti nella società civile. Il valore della non-violenza, della libertà e dell’obiezione di coscienza, tra tutti e infine i valori della costituzione italiana. Si tratta dunque di guardare in profondità. Di capire come si è giunti a tanto, dove nessuno è innocente, dove ognuno poteva pensare e fare di più, non disperdendo la propria coscienza nella tranquillità della ripetizione.

La riflessione di don Milani come profezia inascoltata negli anni difficilissimi del nostro presente

DI SANTO, Luigi
2009-01-01

Abstract

Don Milani parlava spesso di non attuazione della Costituzione. Erano i suoi anni. Quegli anni difficili, anni nei quali la Costituzione del 1948 risultava in molti elementi sostanziali, non applicata, addirittura ignorata, e dove le forze dell’ordine si attenevano con singolare scrupolosità all’applicazione delle leggi promulgate nel ventennio fascista ignorando qualsiasi riconoscimento di libertà ai cittadini. Nel tempo del presente, l’attacco ai valori fondamentali inscritti nella Carta costituzionale, tra l’indifferenza o il compiacimento, verifica ex post ciò che il Progetto prevedeva ex ante. Capire il grado sottomissione della società e la compenetrazione dei nuovi ‘valori’ o disvalori nel corpo individuale e collettivo della comunità. Nell’era del trionfo della Libertà senza responsabilità, della società solipsista, del fare tutto quello che posso senza vincoli morali, del passaggio dalla repubblica delle lettere al regno mediatico delle ‘letterine’, assistiamo a una caduta dei freni inibitori, nella esplosione della violenza contro l’altro, che segnala una lacerante, intima solitudine. La naturale solitudine che ci richiama all’altro, non viene percepita nella sua primigenia ragione. L’altro è colui il quale invade il mio tempo, che mi obbliga a confrontarmi, mi impedisce di vivere il mio ‘tempo liberato’ dagli orpelli della responsabilità sociale. L’essere se stessi, nel tempo della piattaforma culturale della solitudine rivendicata, richiede che vi sia una segnalazione marcata delle proprie convinzioni, in maniera tale da imporsi senza temere il giudizio. Anzi, l’emersione del particolare, è vista positivamente, come una sorta di lasciapassare per ogni immunità. Se nessuno o quasi si scandalizza di come oggi si può selezionare addirittura la classe politica e rappresentativa, probabilmente avviene per il motivo più semplice. Chi dovrebbe scandalizzarsi ha subito tali e tanti ‘input’ da essere completamente assuefatto e ignaro di vegetare nel limbo della lobotomizzazione mediatica. Oggi non c’è tempo per riflettere ed esprimere una critica. Per fare ciò sarebbe necessario dialogare. Ma il tempo della circolarità dialogica sfugge all’impulso del movimento schizofrenico dei cosiddetti ‘egomostri’, ossia coloro i quali vivono nell’orrore dell’anonimato, ma non nella consapevolezza dell’anomia. L’attacco alla magistratura non omologata sta nel fatto che essa svolge ancora opera critica ed evita in parte una condizione anomica sempre più presente. Attraverso le sentenze del giudice, si origina il recupero della memoria creativa e non funzionale di una mera legalità, dato che il giudizio giuridico matura nel processo che è una narrazione polifonica. E’ stato operato uno scambio. L’elisione della memoria a fronte della salvezza dalla paura. Paura sociale e paura individuale. La paura sprigiona il caos mentale e ricerca il patto hobbesiano in direzione dell’ordine di una pace che è gradita alle anime morte della nostra società. La trasformazione della comunità in difesa della egoità è cosa fatta. La parola ricerca il significato, pretende la vera libertà, la libertà di pensiero, disarmonica e dissonante come lo era quella di Don Lorenzo Milani, sempre pronto a capire e difendere le istanze nuove emergenti nella società civile. Il valore della non-violenza, della libertà e dell’obiezione di coscienza, tra tutti e infine i valori della costituzione italiana. Si tratta dunque di guardare in profondità. Di capire come si è giunti a tanto, dove nessuno è innocente, dove ognuno poteva pensare e fare di più, non disperdendo la propria coscienza nella tranquillità della ripetizione.
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