Il contributo confronta il componimento trobadorico BdT 205,4, Guillem, prims iest en trobar a ma guiza con testi romanzi difformi per genere, lingua, cronologia e intenzioni espressive, accomunati dalla comune pratica di un luogo comune strutturato e perdurante nella cultura occidentale, quello del “valore del sapere”. La tesi di fondo è che l’accezione valoriale del sapere, in ordine alla quale ancora ai tempi odierni si richiede di giustificare a cosa serva ciò che si studia, si insegna o si impara, scaturisca dalla sintesi di una cop- pia di categorie originariamente contrapposte: ‘avere’ e ‘sapere’. O meglio, all’acquisizione analogica della seconda, il sapere, nel campo della prima, l’avere. Infatti, la dialettica tra avere e sapere si ri- solve sinteticamente a tutto vantaggio della prima con l’assimila- zione della seconda ad un valore non già assoluto, ma convertibile, commensurabile in termini economici. Di qui la convinzione diffusa, certo condivisa a livello di senso comune nelle società moderne, che il sapere non solo debba ‘servire’ a qualcosa, ma anche debba ‘fruttare’ per avere una sua legittimazione.
Il valore del sapere. Il partimen trobadorico Guillem, prims iest en trobar a ma guiza (BdT 205,4) e le accezioni medievali romanze di un luogo comune della cultura occidentale
FUKSAS, Anatole Pierre
2013-01-01
Abstract
Il contributo confronta il componimento trobadorico BdT 205,4, Guillem, prims iest en trobar a ma guiza con testi romanzi difformi per genere, lingua, cronologia e intenzioni espressive, accomunati dalla comune pratica di un luogo comune strutturato e perdurante nella cultura occidentale, quello del “valore del sapere”. La tesi di fondo è che l’accezione valoriale del sapere, in ordine alla quale ancora ai tempi odierni si richiede di giustificare a cosa serva ciò che si studia, si insegna o si impara, scaturisca dalla sintesi di una cop- pia di categorie originariamente contrapposte: ‘avere’ e ‘sapere’. O meglio, all’acquisizione analogica della seconda, il sapere, nel campo della prima, l’avere. Infatti, la dialettica tra avere e sapere si ri- solve sinteticamente a tutto vantaggio della prima con l’assimila- zione della seconda ad un valore non già assoluto, ma convertibile, commensurabile in termini economici. Di qui la convinzione diffusa, certo condivisa a livello di senso comune nelle società moderne, che il sapere non solo debba ‘servire’ a qualcosa, ma anche debba ‘fruttare’ per avere una sua legittimazione.File | Dimensione | Formato | |
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