Il volume si prefigge di definire il concetto di Intercomprensione e delle sue principali ricadute scientifiche e didattiche in Italia e in ambito internazionale. Nella prima parte, ipotizzando che la didattica dell’IC si configuri come un vero e proprio campo, con forze in gioco, interessi, attori, capitali culturali e simbolici peculiari, gli autori si interrogano sulle trasformazioni che l’azione educativa subisce nel passaggio dal tradizionale binomio lingua madre-lingua straniera alla presenza di più lingue in simultanea. A questo scopo sono state utilizzate le categorie educative già elaborate da Robert Galisson per descrivere un modello concettuale di riferimento della Didattica generale delle lingue-culture, che contempla un livello macro-istituzionale, un livello istituzionale locale, l’oggetto di insegnamento, con le discipline scientifiche di riferimento e gli attori della situazione di apprendimento-insegnamento. Si analizzano poi alcuni documenti europei che negli ultimi anni hanno promosso un’educazione plurilingue, e le loro eventuali ricadute sulle politiche educative dei diversi paesi europei; si offre infine una rassegna delle diverse definizioni di IC in ambito didattico, la cui molteplicità da una parte rivela il fatto che si tratta di un concetto ancora in via di stabilizzazione, dall’altra testimonia della sua produttività. La prima parte si conclude con una riflessione sui principi di tensione (Dahlet, 2008) generati dal plurilinguismo, sia individuale sia sociale e sul ruolo che le istituzioni educative possono (o piuttosto devono) svolgere per difendere i diritti linguistici di tutti, promuovendo così la coesione e l’integrazione sociale (Byram & Beacco, 2003).

L'intercomprensione da pratica sociale a oggetto della didattica

DE CARLO, Maddalena
2011-01-01

Abstract

Il volume si prefigge di definire il concetto di Intercomprensione e delle sue principali ricadute scientifiche e didattiche in Italia e in ambito internazionale. Nella prima parte, ipotizzando che la didattica dell’IC si configuri come un vero e proprio campo, con forze in gioco, interessi, attori, capitali culturali e simbolici peculiari, gli autori si interrogano sulle trasformazioni che l’azione educativa subisce nel passaggio dal tradizionale binomio lingua madre-lingua straniera alla presenza di più lingue in simultanea. A questo scopo sono state utilizzate le categorie educative già elaborate da Robert Galisson per descrivere un modello concettuale di riferimento della Didattica generale delle lingue-culture, che contempla un livello macro-istituzionale, un livello istituzionale locale, l’oggetto di insegnamento, con le discipline scientifiche di riferimento e gli attori della situazione di apprendimento-insegnamento. Si analizzano poi alcuni documenti europei che negli ultimi anni hanno promosso un’educazione plurilingue, e le loro eventuali ricadute sulle politiche educative dei diversi paesi europei; si offre infine una rassegna delle diverse definizioni di IC in ambito didattico, la cui molteplicità da una parte rivela il fatto che si tratta di un concetto ancora in via di stabilizzazione, dall’altra testimonia della sua produttività. La prima parte si conclude con una riflessione sui principi di tensione (Dahlet, 2008) generati dal plurilinguismo, sia individuale sia sociale e sul ruolo che le istituzioni educative possono (o piuttosto devono) svolgere per difendere i diritti linguistici di tutti, promuovendo così la coesione e l’integrazione sociale (Byram & Beacco, 2003).
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