Vi sono due modalità ancor oggi prevalenti nelle quali i pubblici possono venire a contatto con i prodotti culturali e «fare di essi un prodotto effettivo». La prima è quella che equipara le merci culturali a tutte le altre merci, vale a dire il mercato in cui il consumatore attua un processo di scambio denaro vs merce (libri, dischi, file). La seconda implica da parte dell’utente una cooperazione interpretativa all’offerta dei palinsesti, che ha come risultato finale la produzione di sé come elemento individuale componente una merce: l’audience. Si configura, così, un doppio lavoro della labouring audience. Da una parte c’è l'“imparare a comprare merci”: il lavoro che i membri dell’audience svolgono per l’inserzionista a cui sono stati venduti. Dall'altra, c’è il lavoro che li costituisce come componenti delle audience, vale a dire la watching activity. Questa trova il suo senso e il suo fondamento soltanto nella cooperazione interpretativa, che ricava piacere, gratificazione, utilità dall’“attività del guardare”. In questo modo si potrebbe quasi dire che le audience fanno di loro stesse un prodotto coproducendo prodotti culturali. Queste osservazioni hanno un necessario corollario. In funzione del grado di complessità dell’informazione da processare e manipolare, il patrimonio individuale delle conoscenze e competenze acquisite diventa elemento via via più importante nel processo di valorizzazione del watching time (e, quindi, del capitale impiegato dalle imprese di comunicazione): quanto più cospicui sono i capitali sociali e culturali dei consumatori, tanto più efficiente/efficace e produttivo è il lavoro di consumo, tanto più è alto il profitto che ne deriva per le imprese di comunicazione.

Pubblici. Il consumo dei media come lavoro

STAZIO, Marialuisa
2013-01-01

Abstract

Vi sono due modalità ancor oggi prevalenti nelle quali i pubblici possono venire a contatto con i prodotti culturali e «fare di essi un prodotto effettivo». La prima è quella che equipara le merci culturali a tutte le altre merci, vale a dire il mercato in cui il consumatore attua un processo di scambio denaro vs merce (libri, dischi, file). La seconda implica da parte dell’utente una cooperazione interpretativa all’offerta dei palinsesti, che ha come risultato finale la produzione di sé come elemento individuale componente una merce: l’audience. Si configura, così, un doppio lavoro della labouring audience. Da una parte c’è l'“imparare a comprare merci”: il lavoro che i membri dell’audience svolgono per l’inserzionista a cui sono stati venduti. Dall'altra, c’è il lavoro che li costituisce come componenti delle audience, vale a dire la watching activity. Questa trova il suo senso e il suo fondamento soltanto nella cooperazione interpretativa, che ricava piacere, gratificazione, utilità dall’“attività del guardare”. In questo modo si potrebbe quasi dire che le audience fanno di loro stesse un prodotto coproducendo prodotti culturali. Queste osservazioni hanno un necessario corollario. In funzione del grado di complessità dell’informazione da processare e manipolare, il patrimonio individuale delle conoscenze e competenze acquisite diventa elemento via via più importante nel processo di valorizzazione del watching time (e, quindi, del capitale impiegato dalle imprese di comunicazione): quanto più cospicui sono i capitali sociali e culturali dei consumatori, tanto più efficiente/efficace e produttivo è il lavoro di consumo, tanto più è alto il profitto che ne deriva per le imprese di comunicazione.
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