Oggetto del saggio è quel neocomunitarismo europeo contemporaneo che ha le sue radici nel pensiero e nell’attività politica dell’ex SS J. Thiriart. Al comunitarismo delle piccole patrie, che tenta di ricreare a livello locale, regionale, “etnico”, i connotati di una comunità gerarchica e fortemente identitaria, chiusa all’immigrazione e al dissenso, già largamente diffuso in Europa e in America, si sono andati, infatti, affiancando, negli ultimi decenni, modelli comunitari ancor più marcatamente segnati da un’impronta reazionaria, ma al contempo capaci di una continua rielaborazione trasformistica dei propri slogan e simboli, e di un pronto adattamento ai mutati scenari locali e internazionali. Essi propongono un misto di comunitarismo neonazionalista, che alla crisi della sovranità statuale risponde rilanciando il progetto di un ruolo primario dello Stato nazionale nella programmazione economica e sociale, ispirandosi a modelli che vanno dal fascismo al socialismo di stato, e di neoimperialismo euroasiatista, vagheggiando la creazione di un’asse tra Russia ed Europa continentale, e l’alleanza di questo con potenze come l’India, l’Iran, la Cina, contro il predominio statunitense. In questo movimento, le cui reti italiane hanno agganci internazionali in Russia e in vari altri paesi europei, si sono riciclati, dagli anni Ottanta in poi, sotto insegne apparentemente socialisteggianti e antisistemiche, molti reduci dello stragismo fascista degli anni Sessanta e Settanta.

Comunitarismo e neofascismo

CELENTANO, Marco
2012-01-01

Abstract

Oggetto del saggio è quel neocomunitarismo europeo contemporaneo che ha le sue radici nel pensiero e nell’attività politica dell’ex SS J. Thiriart. Al comunitarismo delle piccole patrie, che tenta di ricreare a livello locale, regionale, “etnico”, i connotati di una comunità gerarchica e fortemente identitaria, chiusa all’immigrazione e al dissenso, già largamente diffuso in Europa e in America, si sono andati, infatti, affiancando, negli ultimi decenni, modelli comunitari ancor più marcatamente segnati da un’impronta reazionaria, ma al contempo capaci di una continua rielaborazione trasformistica dei propri slogan e simboli, e di un pronto adattamento ai mutati scenari locali e internazionali. Essi propongono un misto di comunitarismo neonazionalista, che alla crisi della sovranità statuale risponde rilanciando il progetto di un ruolo primario dello Stato nazionale nella programmazione economica e sociale, ispirandosi a modelli che vanno dal fascismo al socialismo di stato, e di neoimperialismo euroasiatista, vagheggiando la creazione di un’asse tra Russia ed Europa continentale, e l’alleanza di questo con potenze come l’India, l’Iran, la Cina, contro il predominio statunitense. In questo movimento, le cui reti italiane hanno agganci internazionali in Russia e in vari altri paesi europei, si sono riciclati, dagli anni Ottanta in poi, sotto insegne apparentemente socialisteggianti e antisistemiche, molti reduci dello stragismo fascista degli anni Sessanta e Settanta.
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