Il contributo indaga le componenti filosofiche della voce 'senso' del 'Dizionario della lingua italiana' di Niccolò Tommaseo (edito tra il 1861 e il 1879), che si avvale del pensiero di Antonio Rosmini, pensatore spiritualista cristiano contemporaneo del Tommaseo. La voce 'senso' articola la sua polisemia attraverso la presentazione di locuzioni d'uso, secondo una ispirazione di ascendenza romantica e manzoniana. Quanto all'aspetto più propriamente filosofico, si fa fin dall'inizio riferimento alla passività e all'attività della sensazione (già in Platone e in Aristotele) e alla nozione rosminiana di 'sensitività'. La spiccata polisemia della voce è spiegata dal Tommaseo mediante l'approccio 'morale' che aiuta a comprendere il passaggio dall'accezione di 'percezione sensibile' a quella di 'percezione intellettuale' ('senso morale', 'sesto senso', 'a senso mio', 'senno'). Anche l'accezione di 'significato' è ricondotta alla sfera morale (Rosmini, coincidenza platonica di vero e buono), che assicura unità alla polisemia del 'senso' (teoria rosminiana del 'sentimento fondamentale'). Nel contributo vengono proposti riscontri con le altre opere dell'autore: il 'Dizionario dei sinonimi' (1830), gli 'Studi filosofici' (1840), il 'Dizionario estetico' (1840) e gli 'Studi morali'. In conclusione, si dimostra il travaso di idee tra l'attività lessicografica e quella più propriamente letteraria dell'autore. Nel romanzo 'Fede e bellezza' (1840), risuonano le distinzioni tra 'sensualità' e 'sensibilità' presentate nel 'Dizionario dei sinonimi', le quali descrivono l'alternanza tra passioni voluttuose e aspirazioni all'assoluto che si svolge sia nell'animo dell'autore (e nelle sue vicende biografiche), sia in quello della protagonista del romanzo, Maria. Si veda anche il 'Diario intimo' (composto tra il 1821 e il 1852), edito postumo.
Il senso secondo il Tommaseo
SPINOSA, Giacinta Anna
1999-01-01
Abstract
Il contributo indaga le componenti filosofiche della voce 'senso' del 'Dizionario della lingua italiana' di Niccolò Tommaseo (edito tra il 1861 e il 1879), che si avvale del pensiero di Antonio Rosmini, pensatore spiritualista cristiano contemporaneo del Tommaseo. La voce 'senso' articola la sua polisemia attraverso la presentazione di locuzioni d'uso, secondo una ispirazione di ascendenza romantica e manzoniana. Quanto all'aspetto più propriamente filosofico, si fa fin dall'inizio riferimento alla passività e all'attività della sensazione (già in Platone e in Aristotele) e alla nozione rosminiana di 'sensitività'. La spiccata polisemia della voce è spiegata dal Tommaseo mediante l'approccio 'morale' che aiuta a comprendere il passaggio dall'accezione di 'percezione sensibile' a quella di 'percezione intellettuale' ('senso morale', 'sesto senso', 'a senso mio', 'senno'). Anche l'accezione di 'significato' è ricondotta alla sfera morale (Rosmini, coincidenza platonica di vero e buono), che assicura unità alla polisemia del 'senso' (teoria rosminiana del 'sentimento fondamentale'). Nel contributo vengono proposti riscontri con le altre opere dell'autore: il 'Dizionario dei sinonimi' (1830), gli 'Studi filosofici' (1840), il 'Dizionario estetico' (1840) e gli 'Studi morali'. In conclusione, si dimostra il travaso di idee tra l'attività lessicografica e quella più propriamente letteraria dell'autore. Nel romanzo 'Fede e bellezza' (1840), risuonano le distinzioni tra 'sensualità' e 'sensibilità' presentate nel 'Dizionario dei sinonimi', le quali descrivono l'alternanza tra passioni voluttuose e aspirazioni all'assoluto che si svolge sia nell'animo dell'autore (e nelle sue vicende biografiche), sia in quello della protagonista del romanzo, Maria. Si veda anche il 'Diario intimo' (composto tra il 1821 e il 1852), edito postumo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.