L’oggetto della ricerca è la fruizione del bello estetico come risorsa per l’educazione della persona. In un mondo senza bellezza, senza gusto estetico anche il buono ha perso molto la sua forza di attrazione : un’opera bella è tale in quanto degna dell’uomo, e nella quale l’uomo si esprime al meglio. Troppo spesso e troppo a lungo la contemplazione estetica è stata vista come momento passivo di una modalità di porsi in relazione con l’oggetto esterno. La fruizione estetica, al contrario, rappresenta l’attivazione di meccanismi psichici (l’empatia innanzitutto) che portano a formare schemi mentali e comportamenti concreti di apertura, di ascolto e di comprensione dell’altro. Valorizzare tale opportunità da un punto di vista pedagogico significa soprattutto fornire modalità concrete ed operative per uscire fuori da discorsi teorici o troppo improntati al buonismo etico-pedagogico o eccessivamente espressivi di realtà e situazioni sperimentate nei loro necessari confini e limiti, ma che di per se stesse non potranno più ripetersi, né potranno essere lo specchio di situazioni sempre nuove e quasi sempre imprevedibili con le quali confrontarsi.

Esperienza estetica ed educazione umana

STARNINO, Bernardo
2010-01-01

Abstract

L’oggetto della ricerca è la fruizione del bello estetico come risorsa per l’educazione della persona. In un mondo senza bellezza, senza gusto estetico anche il buono ha perso molto la sua forza di attrazione : un’opera bella è tale in quanto degna dell’uomo, e nella quale l’uomo si esprime al meglio. Troppo spesso e troppo a lungo la contemplazione estetica è stata vista come momento passivo di una modalità di porsi in relazione con l’oggetto esterno. La fruizione estetica, al contrario, rappresenta l’attivazione di meccanismi psichici (l’empatia innanzitutto) che portano a formare schemi mentali e comportamenti concreti di apertura, di ascolto e di comprensione dell’altro. Valorizzare tale opportunità da un punto di vista pedagogico significa soprattutto fornire modalità concrete ed operative per uscire fuori da discorsi teorici o troppo improntati al buonismo etico-pedagogico o eccessivamente espressivi di realtà e situazioni sperimentate nei loro necessari confini e limiti, ma che di per se stesse non potranno più ripetersi, né potranno essere lo specchio di situazioni sempre nuove e quasi sempre imprevedibili con le quali confrontarsi.
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