Il saggio è pubblicato nel volume “Parlare di musica”, ideato e curato da Susanna Pasticci e realizzato nell’ambito del progetto di ricerca “Storia dei concetti musicali” (PRIN 2005). Il volume si propone di delineare una mappa articolata dei discorsi sulla musica che popolano l’orizzonte della riflessione contemporanea tenendo conto della molteplicità di situazioni, destinatari e contesti mediatici che di volta in volta sono chiamati a veicolarli. In particolare, il saggio di Susanna Pasticci si concentra sui discorsi della musica dei compositori, nell’idea che essi possano offrire una chiave di lettura privilegiata per interpretare il rapporto tra l’esperienza musicale e la parola che cerca di descriverla a interpretarla; o che comunque possano aiutarci, come suggerisce la frase di Anton Webern citata nel titolo, a districarci in una selva particolarmente fitta di luoghi comuni. L’analisi dei discorsi di musicisti come Copland, Bernstein, Schumann e Debussy diventa l’occasione per avviare una più ampia riflessione sui “significati” (interni e referenziali) della musica, sui processi di concettualizzazione, sulle funzioni della metafora e, più in generale, sui meccanismi che regolano la “comprensione” musicale.

Parlare di musica, per "imparare a vedere abissi là dove sono luoghi comuni"

PASTICCI, Susanna
2008-01-01

Abstract

Il saggio è pubblicato nel volume “Parlare di musica”, ideato e curato da Susanna Pasticci e realizzato nell’ambito del progetto di ricerca “Storia dei concetti musicali” (PRIN 2005). Il volume si propone di delineare una mappa articolata dei discorsi sulla musica che popolano l’orizzonte della riflessione contemporanea tenendo conto della molteplicità di situazioni, destinatari e contesti mediatici che di volta in volta sono chiamati a veicolarli. In particolare, il saggio di Susanna Pasticci si concentra sui discorsi della musica dei compositori, nell’idea che essi possano offrire una chiave di lettura privilegiata per interpretare il rapporto tra l’esperienza musicale e la parola che cerca di descriverla a interpretarla; o che comunque possano aiutarci, come suggerisce la frase di Anton Webern citata nel titolo, a districarci in una selva particolarmente fitta di luoghi comuni. L’analisi dei discorsi di musicisti come Copland, Bernstein, Schumann e Debussy diventa l’occasione per avviare una più ampia riflessione sui “significati” (interni e referenziali) della musica, sui processi di concettualizzazione, sulle funzioni della metafora e, più in generale, sui meccanismi che regolano la “comprensione” musicale.
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