L’articolo pone in evidenza come il Vaticano II abbia riscoperto e indicato i Padri della Chiesa come parte vivificante di una Tradizione dinamica che, vincolata indissolubilmente alla Scrittura per la stessa sorgente divina, attraverso il Magistero rimotiva e attualizza nel tempo e nello spazio la Parola di Dio. Si tratta di una consapevolezza che la speculazione teologica matura e consegna al Con-cilio attraverso un difficile processo plurisecolare che parte da Erasmo da Rotterdam e arriva alla Nouvelle Théologie, sforzandosi di superare il blocco ideologico scolastico-controriformista che impediva di fatto “un ritorno alle origini”, poiché si strumentalizzava spesso S. Tommaso d’Aquino come icona di un’atemporalità da reiterare staticamente per evitare esodi dalla Verità e, nello stesso tempo, senza guardare troppo indietro, se non per trovare conferme gregarie utili alla apologetica e alla controvertistica post-tridentine finalizzate al contenimento dei flussi lievitati dal protestantesimo al modernismo. Il Vaticano II, sia pure tra limiti fisiologici iscritti nella formazione pregressa dei vescovi, insoddisfazioni progressiste e contrappesi conservatori, congedò comunque l’utilizzo dei Padri come semplici "dicta probantia" nei confronti di un Magistero precostituito su altre basi, intuendo altresì la necessità di mutuare il "modus patristicus loquendi", che per confidenza biblica, gusto liturgico e sensibilità ecumenica veniva a restituire nuova linfa pastorale alla Chiesa per un’azione missionaria all’altezza del mondo contemporaneo.

Il Vaticano II come “ritorno ai Padri della Chiesa”. Elementi generali

Filippo Carcione
2022-01-01

Abstract

L’articolo pone in evidenza come il Vaticano II abbia riscoperto e indicato i Padri della Chiesa come parte vivificante di una Tradizione dinamica che, vincolata indissolubilmente alla Scrittura per la stessa sorgente divina, attraverso il Magistero rimotiva e attualizza nel tempo e nello spazio la Parola di Dio. Si tratta di una consapevolezza che la speculazione teologica matura e consegna al Con-cilio attraverso un difficile processo plurisecolare che parte da Erasmo da Rotterdam e arriva alla Nouvelle Théologie, sforzandosi di superare il blocco ideologico scolastico-controriformista che impediva di fatto “un ritorno alle origini”, poiché si strumentalizzava spesso S. Tommaso d’Aquino come icona di un’atemporalità da reiterare staticamente per evitare esodi dalla Verità e, nello stesso tempo, senza guardare troppo indietro, se non per trovare conferme gregarie utili alla apologetica e alla controvertistica post-tridentine finalizzate al contenimento dei flussi lievitati dal protestantesimo al modernismo. Il Vaticano II, sia pure tra limiti fisiologici iscritti nella formazione pregressa dei vescovi, insoddisfazioni progressiste e contrappesi conservatori, congedò comunque l’utilizzo dei Padri come semplici "dicta probantia" nei confronti di un Magistero precostituito su altre basi, intuendo altresì la necessità di mutuare il "modus patristicus loquendi", che per confidenza biblica, gusto liturgico e sensibilità ecumenica veniva a restituire nuova linfa pastorale alla Chiesa per un’azione missionaria all’altezza del mondo contemporaneo.
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