Il saggio affronta il problema delll’ambito di produzione di un gruppo di splendidi manoscritti miniati (i due erbari gemelli oggi conservati alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, Laur. 73.16 e alla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, Vindob. 93, il Liber astrologiae di Fendulo della Bibliothèque Nationale de France, l’ Historia de preliis di Lipsia, Universitäts-Bibliothek, Rep. II. 4°. 143, il De arte venandi cum avibus Vat. Pal. lat. 1071 e il De Balneis Puteolanis di Pietro da Eboli Anglicano 1474) generalmente attribuiti alla committenza di Federico II e di suo figlio Manfredi, ma dei quali non si conosce l’officina di esecuzione. L’eccezionalità di questi codici, che trovano pochi confronti nella coeva miniatura italomeridionale, spinge ad avanzare l’ipotesi che si possa applicare all’ambito svevo l’innovativo concetto di “scriptorium senza scriptorium”, termine coniato per i neonati ordini mendicanti: scrittorii organizzati sul piano del funzionamento come quelli tradizionali, ma privi di spazi fisici definiti proprio perché ‘viaggianti’, come ‘circolante’ era la biblioteca dell’imperatore. Anche in seguito al recente ‘negazionismo’ che mette in dubbio il ruolo di Federico II come committente di manoscritti, si affronta inoltre il problema dell’ “autorìa” riferita a un sovrano del XIII secolo.
Incognitae officinae: il problema degli scriptoria di età sveva in Italia meridionale
OROFINO, Giulia
2010-01-01
Abstract
Il saggio affronta il problema delll’ambito di produzione di un gruppo di splendidi manoscritti miniati (i due erbari gemelli oggi conservati alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, Laur. 73.16 e alla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, Vindob. 93, il Liber astrologiae di Fendulo della Bibliothèque Nationale de France, l’ Historia de preliis di Lipsia, Universitäts-Bibliothek, Rep. II. 4°. 143, il De arte venandi cum avibus Vat. Pal. lat. 1071 e il De Balneis Puteolanis di Pietro da Eboli Anglicano 1474) generalmente attribuiti alla committenza di Federico II e di suo figlio Manfredi, ma dei quali non si conosce l’officina di esecuzione. L’eccezionalità di questi codici, che trovano pochi confronti nella coeva miniatura italomeridionale, spinge ad avanzare l’ipotesi che si possa applicare all’ambito svevo l’innovativo concetto di “scriptorium senza scriptorium”, termine coniato per i neonati ordini mendicanti: scrittorii organizzati sul piano del funzionamento come quelli tradizionali, ma privi di spazi fisici definiti proprio perché ‘viaggianti’, come ‘circolante’ era la biblioteca dell’imperatore. Anche in seguito al recente ‘negazionismo’ che mette in dubbio il ruolo di Federico II come committente di manoscritti, si affronta inoltre il problema dell’ “autorìa” riferita a un sovrano del XIII secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.