Il Corso di Specializzazione per le attività di sostegno agli allievi con disabilità, delineato dalla Legge 249/2010 e strutturato secondo il D.M. 30/09/2011, giunto ormai al settimo ciclo, vede nella sua configurazione organizzativa originale la centralità della presenza per le diverse attività formative escludendo la possibilità di ricorrere a forme di didattica a distanza. Questo, come sappiamo, è avvenuto nei primi quattro cicli, prima della pandemia. L’organizzazione della didattica, nei diversi cicli, ha sempre previsto una scansione costante delle diverse attività: prima l’erogazione dei moduli teorici con contestuale avvio del tirocinio diretto ed indiretto e, a seguire, svolgimento dei laboratori. La scelta si è basata sul presupposto che nell’attività laboratoriale potessero confluire ed essere applicate le conoscenze teoriche acquisite durante la formazione teorica e le esperienze provenienti dal tirocinio diretto presso le scuole stimolando, in tal modo, la riflessione ed il raccordo circolare tra teoria e prassi (Elliot, 1991; Nuzzaci, 2018). Uno dei principi, inoltre, a cui si è sempre cercato di attenere è stato quello di assicurare l’unitarietà dell’insegnamento inteso come la possibilità per tutti i corsisti di seguire le medesime attività formative e, in particolare, quelle relative ai laboratori. Ciò è stato possibile suddividendo ciascun laboratorio in momenti di attività in plenaria e in momenti di attività nel piccolo gruppo. Le sessioni plenarie riguardavano l’apertura e la chiusura di ciascun laboratorio. Particolarmente significativa è la sessione plenaria di chiusura del laboratorio in cui i singoli gruppi presentano il loro lavoro a tutti gli altri corsisti favorendo la condivisione sia delle esperienze che delle proposte progettuali.
La formazione nel corso di specializzazione sul sostegno tra presenza e distanza
Giovanni Arduini
2022-01-01
Abstract
Il Corso di Specializzazione per le attività di sostegno agli allievi con disabilità, delineato dalla Legge 249/2010 e strutturato secondo il D.M. 30/09/2011, giunto ormai al settimo ciclo, vede nella sua configurazione organizzativa originale la centralità della presenza per le diverse attività formative escludendo la possibilità di ricorrere a forme di didattica a distanza. Questo, come sappiamo, è avvenuto nei primi quattro cicli, prima della pandemia. L’organizzazione della didattica, nei diversi cicli, ha sempre previsto una scansione costante delle diverse attività: prima l’erogazione dei moduli teorici con contestuale avvio del tirocinio diretto ed indiretto e, a seguire, svolgimento dei laboratori. La scelta si è basata sul presupposto che nell’attività laboratoriale potessero confluire ed essere applicate le conoscenze teoriche acquisite durante la formazione teorica e le esperienze provenienti dal tirocinio diretto presso le scuole stimolando, in tal modo, la riflessione ed il raccordo circolare tra teoria e prassi (Elliot, 1991; Nuzzaci, 2018). Uno dei principi, inoltre, a cui si è sempre cercato di attenere è stato quello di assicurare l’unitarietà dell’insegnamento inteso come la possibilità per tutti i corsisti di seguire le medesime attività formative e, in particolare, quelle relative ai laboratori. Ciò è stato possibile suddividendo ciascun laboratorio in momenti di attività in plenaria e in momenti di attività nel piccolo gruppo. Le sessioni plenarie riguardavano l’apertura e la chiusura di ciascun laboratorio. Particolarmente significativa è la sessione plenaria di chiusura del laboratorio in cui i singoli gruppi presentano il loro lavoro a tutti gli altri corsisti favorendo la condivisione sia delle esperienze che delle proposte progettuali.File | Dimensione | Formato | |
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