L’articolo affronta da una prospettiva “inusuale” il tema della riforma della dirigenza pubblica, ossia quella del trattamento economico accessorio. Negli ultimi trent’anni di riforme il legislatore, nell’illuminismo della teoria, ha intesto modellare anche il trattamento economico accessorio in chiave manageriale, con l’obiettivo di rispecchiare, attraverso le voci retributive, la fisionomia professionale, funzionale, organizzativa e la capacità di raggiungere i risultati dei dirigenti. Tuttavia, lo scritto segnala, attraverso l’analisi e il confronto dell’evoluzione dei modelli retributivi contrattuali e legislativi “Stato (ministeriale - Area Funzioni centrali) e Province Autonome, l’emersione di una contaminazione della prassi da un lato distante dal modello teorico; dall’altro, sperequata. Per quest’ultimo aspetto, infatti, si segnalano una deriva eccessivamente garantista e di dubbia legittimità di alcune disposizioni del CCNL Area Funzioni centrali, dove campeggiano norme che attribuiscono la retributiva accessoria (di posizione e premiale) sganciata dalla effettiva prestazione lavorativa, dall’altra un’ingiustificata penalizzazione del modello autonomistico, cui viene negata anche solo la mera riproduzione, di fatto, del modello retributivo contrattuale ministeriale.
Storie di figli e figliastri tra le righe delle disposizioni contrattali e normative dedicate alla retribuzione accessoria della dirigenza pubblica (con osservazioni a margine della sentenza della Corte Costituzionale n. 138 del 2019)
daniela bolognino
2020-01-01
Abstract
L’articolo affronta da una prospettiva “inusuale” il tema della riforma della dirigenza pubblica, ossia quella del trattamento economico accessorio. Negli ultimi trent’anni di riforme il legislatore, nell’illuminismo della teoria, ha intesto modellare anche il trattamento economico accessorio in chiave manageriale, con l’obiettivo di rispecchiare, attraverso le voci retributive, la fisionomia professionale, funzionale, organizzativa e la capacità di raggiungere i risultati dei dirigenti. Tuttavia, lo scritto segnala, attraverso l’analisi e il confronto dell’evoluzione dei modelli retributivi contrattuali e legislativi “Stato (ministeriale - Area Funzioni centrali) e Province Autonome, l’emersione di una contaminazione della prassi da un lato distante dal modello teorico; dall’altro, sperequata. Per quest’ultimo aspetto, infatti, si segnalano una deriva eccessivamente garantista e di dubbia legittimità di alcune disposizioni del CCNL Area Funzioni centrali, dove campeggiano norme che attribuiscono la retributiva accessoria (di posizione e premiale) sganciata dalla effettiva prestazione lavorativa, dall’altra un’ingiustificata penalizzazione del modello autonomistico, cui viene negata anche solo la mera riproduzione, di fatto, del modello retributivo contrattuale ministeriale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.