L’autore svolge un’indagine sul ruolo dell’azione sindacale rispetto alla realizzazione dell’inclusione sociale, in relazione anche alle esigenze dei lavoratori legate al cd. “ciclo della vita”. In tale prospettiva vengono vagliati gli accordi di concertazione in sede territoriale come veicoli di inclusione sociale in relazione alle assunzione dei disabili, alle convenzioni quadro con le cooperative sociali e ai patti sul lavoro minorile. Poi ci si sposta sul versante dell’inclusione tramite la rappresentanza dove l’autore rileva tensioni tra logiche confederali inclusive e dinamiche categoriali «esclusivistiche» e, al contempo, non nasconde il pericolo emarginante di un intervento legislativo sulla rappresentatività. Si passa poi a vagliare gli scenari attuali nella contrattazione collettiva sulla modulazione delle forme di inclusione in relazione agli interventi sul ciclo della vita, al contratto di inserimento, all’inclusione tramite l’implementazione delle tutele nelle forme di lavoro non subordinato. In sede di valutazione di sintesi l’autore rimarca la permanente centralità dell’intervento del legislatore nazionale promozionale dell’azione collettiva e, al contempo, intravede una parallela e ineludibile sfida di rilancio «interna» del sindacato italiano, di cui apprezza qualche segnale virtuoso nell’azione recente, come veicolo di inclusione sociale.

Lavoro, “ciclo della vita” e inclusione sociale: dinamiche e prospettive dell’azione sindacale

PASSALACQUA, Pasquale
2008-01-01

Abstract

L’autore svolge un’indagine sul ruolo dell’azione sindacale rispetto alla realizzazione dell’inclusione sociale, in relazione anche alle esigenze dei lavoratori legate al cd. “ciclo della vita”. In tale prospettiva vengono vagliati gli accordi di concertazione in sede territoriale come veicoli di inclusione sociale in relazione alle assunzione dei disabili, alle convenzioni quadro con le cooperative sociali e ai patti sul lavoro minorile. Poi ci si sposta sul versante dell’inclusione tramite la rappresentanza dove l’autore rileva tensioni tra logiche confederali inclusive e dinamiche categoriali «esclusivistiche» e, al contempo, non nasconde il pericolo emarginante di un intervento legislativo sulla rappresentatività. Si passa poi a vagliare gli scenari attuali nella contrattazione collettiva sulla modulazione delle forme di inclusione in relazione agli interventi sul ciclo della vita, al contratto di inserimento, all’inclusione tramite l’implementazione delle tutele nelle forme di lavoro non subordinato. In sede di valutazione di sintesi l’autore rimarca la permanente centralità dell’intervento del legislatore nazionale promozionale dell’azione collettiva e, al contempo, intravede una parallela e ineludibile sfida di rilancio «interna» del sindacato italiano, di cui apprezza qualche segnale virtuoso nell’azione recente, come veicolo di inclusione sociale.
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