Il saggio analizza uno dei fenomeni più vistosi della musica italiana del XIX secolo, legato alla straordinaria proliferazione di repertori di musica strumentale basati sulla trascrizione, rielaborazione e reinvenzione di materiali operistici. Per delimitare l’ambito d’azione, lo studio si concentra sulle rielaborazioni strumentali de “La traviata”, realizzando un censimento sistematico dei pezzi basati sui temi tratti da quest’opera e pubblicati nei cinquant’anni successivi alla sua prima rappresentazione. L’individuazione di questo corpus – riportato per esteso in una tabella in appendice – ha rappresentato un primo passo utile a delineare un’immagine più circostanziata delle molteplici possibilità di elaborazione strumentale dei materiali operistici, nonché a stabilire delle tipologie specifiche all’interno della varietà di strategie elaborative e modelli formali. Allo stesso tempo, l’analisi del repertorio sollecita una serie di interrogativi in merito alla sua ragion d’essere, alla molteplicità delle sue funzioni, all’identità dei suoi committenti, produttori e destinatari, nonché alla specifica funzione di questi pezzi nell’ambito dei diversi contesti di fruizione e recezione dell’epoca. Si sottolinea, in particolare, come in questi repertori il pubblico sia sollecitato ad attivare una forma di partecipazione al processo di comunicazione musicale che risulta sostanzialmente diversa rispetto ai meccanismi di ascolto di un’opera completamente “originale”.

"La Traviata en travesti": rivisitazioni del testo verdiano nella musica strumentale ottocentesca

PASTICCI, Susanna
1999-01-01

Abstract

Il saggio analizza uno dei fenomeni più vistosi della musica italiana del XIX secolo, legato alla straordinaria proliferazione di repertori di musica strumentale basati sulla trascrizione, rielaborazione e reinvenzione di materiali operistici. Per delimitare l’ambito d’azione, lo studio si concentra sulle rielaborazioni strumentali de “La traviata”, realizzando un censimento sistematico dei pezzi basati sui temi tratti da quest’opera e pubblicati nei cinquant’anni successivi alla sua prima rappresentazione. L’individuazione di questo corpus – riportato per esteso in una tabella in appendice – ha rappresentato un primo passo utile a delineare un’immagine più circostanziata delle molteplici possibilità di elaborazione strumentale dei materiali operistici, nonché a stabilire delle tipologie specifiche all’interno della varietà di strategie elaborative e modelli formali. Allo stesso tempo, l’analisi del repertorio sollecita una serie di interrogativi in merito alla sua ragion d’essere, alla molteplicità delle sue funzioni, all’identità dei suoi committenti, produttori e destinatari, nonché alla specifica funzione di questi pezzi nell’ambito dei diversi contesti di fruizione e recezione dell’epoca. Si sottolinea, in particolare, come in questi repertori il pubblico sia sollecitato ad attivare una forma di partecipazione al processo di comunicazione musicale che risulta sostanzialmente diversa rispetto ai meccanismi di ascolto di un’opera completamente “originale”.
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