In questa monografia si presentano, insieme ed in un’ottica unificante, i paradigmi della finanza classica e di quella comportamentale, seguendo uno stile quantitativo. L’idea del presente lavoro nasce da quanto sostenuto dal premio Nobel per l’Economia (nel 2017) R. H. Thaler, il quale - in un suo articolo del 1999, poi ripresentato nel 2009 – suggeriva l’idea che ci sarebbe stata “la fine della finanza comportamentale”, frase di indubbio effetto considerando che egli è uno dei massimi “comportamentalisti” al mondo. In realtà, da par suo, egli indicava provocatoriamente che ci sarebbe stato un momento nel quale non si sarebbe più parlato di finanza quantitativa, da un lato, e di finanza comportamentale, dall’altro. Ovvero, non si sarebbero più poste in contrapposizione la prima branca “classica” con, tra gli altri, i lavori sulla gestione dei portafogli finanziari secondo i risultati dei premi Nobel per l’Economia, H. Markowitz (nel 1990), E. Fama (nel 2013) ed altri, con la seconda “comportamentale” che, a sua volta, aveva ricevuto altri premi Nobel per l’Economia (con Kahneman nel 2002, con R. Shiller nel 2013). Si sarebbe raggiunta, invece, l’unificazione secondo l’ovvio termine “Finanza” che avrebbe inglobato ambedue gli approcci visti non più uno contro l’altro ma uno in sinergia con l’altro. Da questo spunto, allora, sorge l’idea di realizzare un lavoro che segue ambedue i filoni, con un cammino parallelo a quello della c.d. razionalità limitata in un ambito applicativo, portando avanti inoltre in questa visione anche la presentazione dei moderni “derivati” finanziari.

Rischio finanziario e finanza comportamentale

Vincenzo Costa
2022-01-01

Abstract

In questa monografia si presentano, insieme ed in un’ottica unificante, i paradigmi della finanza classica e di quella comportamentale, seguendo uno stile quantitativo. L’idea del presente lavoro nasce da quanto sostenuto dal premio Nobel per l’Economia (nel 2017) R. H. Thaler, il quale - in un suo articolo del 1999, poi ripresentato nel 2009 – suggeriva l’idea che ci sarebbe stata “la fine della finanza comportamentale”, frase di indubbio effetto considerando che egli è uno dei massimi “comportamentalisti” al mondo. In realtà, da par suo, egli indicava provocatoriamente che ci sarebbe stato un momento nel quale non si sarebbe più parlato di finanza quantitativa, da un lato, e di finanza comportamentale, dall’altro. Ovvero, non si sarebbero più poste in contrapposizione la prima branca “classica” con, tra gli altri, i lavori sulla gestione dei portafogli finanziari secondo i risultati dei premi Nobel per l’Economia, H. Markowitz (nel 1990), E. Fama (nel 2013) ed altri, con la seconda “comportamentale” che, a sua volta, aveva ricevuto altri premi Nobel per l’Economia (con Kahneman nel 2002, con R. Shiller nel 2013). Si sarebbe raggiunta, invece, l’unificazione secondo l’ovvio termine “Finanza” che avrebbe inglobato ambedue gli approcci visti non più uno contro l’altro ma uno in sinergia con l’altro. Da questo spunto, allora, sorge l’idea di realizzare un lavoro che segue ambedue i filoni, con un cammino parallelo a quello della c.d. razionalità limitata in un ambito applicativo, portando avanti inoltre in questa visione anche la presentazione dei moderni “derivati” finanziari.
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