Il saggio, con approccio storico e comparatistico, svolge un’analisi funzionale delle banche popolari, che in una celebre voce enciclopedica di Giuseppe Ferri furono dette avere “forma” ma non “sostanza” di società cooperativa. Nel diritto vigente, la “mutualità” che si predica delle banche popolari non è “mutualità” nel senso fatto proprio dal codice civile, non constando nel testo unico bancario devoluzioni obbligatorie del patrimonio netto alle quali sono invece sottoposte le cooperative comuni. Fra l’altro, a accrescere la differenza funzionale con queste ultime, nel t.u.b. si incontra una espressa previsione di compatibilità dell’organizzazione cooperativa (denominata banca popolare) con scopi devolutivi caratteristici del Libro primo del codice civile, purché non perseguiti in via principale, in aperta deroga con l’art. 2247 c.c. Più che di “neutralità causale” delle banche popolari – come l’opinione dominante afferma – pare più aderente al dettato normativo pensare che l’organizzazione denominata “banca popolare” possa sorreggersi ad un universo di modelli funzionali tipici. Solo in questo senso risulta culturalmente accettabile parlare di “neutralità causale”. Al contrario, la “mutualità” nel senso dell’autodestinazione del risultato produttivo, pur restando del tutto facoltativa a livello legale, è quasi sempre presente negli statuti. Almeno una manifestazione della mutualità è migrata dal “diritto scritto” al “diritto vivente”. Sotto questo aspetto, si registra continuità con le origini delle banche popolari, allorché – prima della codificazione del 1942 – la configurazione dello scopo mutualistico era consegnata alle prassi. La seconda parte del saggio analizza infatti le prassi statutarie, sia sotto il profilo funzionale, sia sotto il profilo organizzativo, per approdare alla conclusione che non esiste una tipologia sociale unitaria di banca popolare, bensì tanti modelli almeno quante sono le fasce di classificazione adottate dall’Associazione Nazionale delle Banche Popolari.

Le banche popolari ovvero: «La mutualità che visse due volte» (evoluzione, diritto vigente, tipologia sociale tra «forma» e «sostanza» di società cooperativa)

SALAMONE, Luigi
2004-01-01

Abstract

Il saggio, con approccio storico e comparatistico, svolge un’analisi funzionale delle banche popolari, che in una celebre voce enciclopedica di Giuseppe Ferri furono dette avere “forma” ma non “sostanza” di società cooperativa. Nel diritto vigente, la “mutualità” che si predica delle banche popolari non è “mutualità” nel senso fatto proprio dal codice civile, non constando nel testo unico bancario devoluzioni obbligatorie del patrimonio netto alle quali sono invece sottoposte le cooperative comuni. Fra l’altro, a accrescere la differenza funzionale con queste ultime, nel t.u.b. si incontra una espressa previsione di compatibilità dell’organizzazione cooperativa (denominata banca popolare) con scopi devolutivi caratteristici del Libro primo del codice civile, purché non perseguiti in via principale, in aperta deroga con l’art. 2247 c.c. Più che di “neutralità causale” delle banche popolari – come l’opinione dominante afferma – pare più aderente al dettato normativo pensare che l’organizzazione denominata “banca popolare” possa sorreggersi ad un universo di modelli funzionali tipici. Solo in questo senso risulta culturalmente accettabile parlare di “neutralità causale”. Al contrario, la “mutualità” nel senso dell’autodestinazione del risultato produttivo, pur restando del tutto facoltativa a livello legale, è quasi sempre presente negli statuti. Almeno una manifestazione della mutualità è migrata dal “diritto scritto” al “diritto vivente”. Sotto questo aspetto, si registra continuità con le origini delle banche popolari, allorché – prima della codificazione del 1942 – la configurazione dello scopo mutualistico era consegnata alle prassi. La seconda parte del saggio analizza infatti le prassi statutarie, sia sotto il profilo funzionale, sia sotto il profilo organizzativo, per approdare alla conclusione che non esiste una tipologia sociale unitaria di banca popolare, bensì tanti modelli almeno quante sono le fasce di classificazione adottate dall’Associazione Nazionale delle Banche Popolari.
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