Titolo e sottotitolo di questo libro sono indicativi di un tema poco affrontato nell’ambito della ricerca sociologica e criminologica nel nostro Paese e altresì di una scelta: chi sta espiando la pena in istituti penitenziari è spesso indicato con l’aggettivo detenuto, carcerato, recluso, galeotto, condannato. Mai persona in condizione di detenzione. Ciò è indicativo della deumanizzazione semantica che anche nel senso comune accompagna e si riproduce allorquando si parla del mondo penitenziario e di chi lo abita. Richiamare ciò in un libro che parla di misericordia può apparire una digressione se non un controsenso. In realtà misericordia e pena non si elidono. Come si dice nel libro, la misericordia non va contrabbandata né con la “fiacca indulgenza” o il debole laissez-faire, né con quella che Bonhoeffer chiamava “grazia a buon mercato”, ovvero «la predicazione del perdono senza il pentimento». La misericordia è un bene prezioso, va guadagnata con il pentimento, la correzione, la revisione del senso da dare alla propria vita. La ricerca empirica presentata in questo libro, che parte dall’occasione fornita dal Giubileo straordinario dei detenuti e del personale che opera negli istituti penitenziari del 2016, affronta e prova a disvelare questo aspetto: amore e perdono. Queste due parole chiave della misericordia, sono indagate per capire fino a che punto è vera e fondata l’aspettativa di Papa Francesco che esse possono “trasformare le sbarre in esperienza di libertà”. Le narrazioni riportate dagli intervistati (ma anche le loro esitazioni e i loro silenzi) sono anche interpretabili come testimonianza di un movimento di liberazione dalle contraddizioni, dalla violenza e dalla crisi che sta vivendo la giustizia e il sistema di punitività nel nostro Paese. Secondo i curatori, la giustizia del futuro deve essere necessariamente e primariamente responsabilizzante e mediatrice, e il luogo centrale per tale esperienza non può che essere la comunità.

La pena tra misericordia e afflizione. Una ricerca empirica sul Giubileo delle persone detenute

Maurizio Esposito;
2020-01-01

Abstract

Titolo e sottotitolo di questo libro sono indicativi di un tema poco affrontato nell’ambito della ricerca sociologica e criminologica nel nostro Paese e altresì di una scelta: chi sta espiando la pena in istituti penitenziari è spesso indicato con l’aggettivo detenuto, carcerato, recluso, galeotto, condannato. Mai persona in condizione di detenzione. Ciò è indicativo della deumanizzazione semantica che anche nel senso comune accompagna e si riproduce allorquando si parla del mondo penitenziario e di chi lo abita. Richiamare ciò in un libro che parla di misericordia può apparire una digressione se non un controsenso. In realtà misericordia e pena non si elidono. Come si dice nel libro, la misericordia non va contrabbandata né con la “fiacca indulgenza” o il debole laissez-faire, né con quella che Bonhoeffer chiamava “grazia a buon mercato”, ovvero «la predicazione del perdono senza il pentimento». La misericordia è un bene prezioso, va guadagnata con il pentimento, la correzione, la revisione del senso da dare alla propria vita. La ricerca empirica presentata in questo libro, che parte dall’occasione fornita dal Giubileo straordinario dei detenuti e del personale che opera negli istituti penitenziari del 2016, affronta e prova a disvelare questo aspetto: amore e perdono. Queste due parole chiave della misericordia, sono indagate per capire fino a che punto è vera e fondata l’aspettativa di Papa Francesco che esse possono “trasformare le sbarre in esperienza di libertà”. Le narrazioni riportate dagli intervistati (ma anche le loro esitazioni e i loro silenzi) sono anche interpretabili come testimonianza di un movimento di liberazione dalle contraddizioni, dalla violenza e dalla crisi che sta vivendo la giustizia e il sistema di punitività nel nostro Paese. Secondo i curatori, la giustizia del futuro deve essere necessariamente e primariamente responsabilizzante e mediatrice, e il luogo centrale per tale esperienza non può che essere la comunità.
2020
978-88-917-9903-6
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