Consapevole del fatto che nella letteratura odierna i fenomeni dell’empatia e del libero arbitrio sono indagati in maniera parallela e, quindi, distinta l’uno dall’altro, l’analisi della natura dell’empatia cognitiva ha fornito l’incipit per avviare uno studio nuovo, forse originale, sia sulla natura della stessa sia sul rapporto fra quest’ultima ed il free will. Convinti che l’empatia non sia ciò che, comunemente, la cultura odierna denoti, la ricerca ne fornisce una nuova spiegazione, partendo dal concetto di libero arbitrio. L’ipotesi è che ciò che si intende, erroneamente, per empathy, “altro non sarebbe” che una manifestazione particolare di un concetto diverso, il free will, appunto, con cui l’agente sceglierebbe, consapevolmente, di “calarsi nei panni altrui”, operando uno sforzo cognitivo di ciò che viene definita lettura della mente. Se ciò fosse vero si avrebbero, necessariamente, due conseguenze: 1. I fenomeni conosciuti come “empatia” (empathy accurancy, co-cognition etc.) indicherebbero un denotato inesistente: parlerebbero, vale a dire, di ciò che non esiste, poiché non sarebbe la capacità emotiva la fonte della medesima empatia, ma tutt’altro; 2. Bisognerebbe ridefinire il concetto di empatia o eliminandolo in toto o essendo attenti a chiarire che quando si parla di empathy si indicano solamente quegli aspetti “di base”, neurobiologici, del funzionamento cerebrale che renderebbero abile l’uomo ad interfacciarsi con la realtà circostante. Si giunge, pertanto, nelle conclusioni ad una interpretazione originale del concetto di empatia, individuando nella storia dello stesso il qui pro quo all’origine dell’interpretazione erronea del fenomeno.
Aware of the fact that in today’s literature the phenomena of empathy and free will are investigated in a parallel way and, therefore, distinct from each other, the analysis of the nature of cognitive empathy has provided the incipit to start one new, perhaps, original study, both on the nature of the same and on the relationship between the latter and the free will. Convinced that empathy is not what, commonly, today’s culture denotes, research provides a new explaination, starting from the concept of free will. The hypothesis is that what is meant, erroneously, by empathy, “would be nothing else” than a particular manifestation of a different concept, the free will, precisely, with which the agent would consciously choose to “step into someone else’s shoes”, making a cognitive effort of what is called mind reading. If this was true there would be, certainly, two consequences: 1. The phenomenon known as “empathy” (empathy accurancy, co-cognition etc.) would indicate a non-existent denoted: they would speak of what does not exist, since emotional capacity would not be the source of the same empathy, but quite the opposite; 2. The concept of empathy should be redefined either by eliminating it in its entirety or by being careful to clarify that when we talk about empathy only those “basic”, neurobiological aspects of brain functioning are indicated that would make man able to interface with the surrounding reality. The conclusions therefore lead to an original interpretation of the concept of empathy, identifying in the history of the same the qui pro quo at the origin of the erroneous interpretation of the phenomenon.
Empatia e libero arbitrio: un colloquio aperto fra neuroscienze, etica e psicologia / Madonna, Federica. - (2020 Apr 21).
Empatia e libero arbitrio: un colloquio aperto fra neuroscienze, etica e psicologia
MADONNA, Federica
2020-04-21
Abstract
Consapevole del fatto che nella letteratura odierna i fenomeni dell’empatia e del libero arbitrio sono indagati in maniera parallela e, quindi, distinta l’uno dall’altro, l’analisi della natura dell’empatia cognitiva ha fornito l’incipit per avviare uno studio nuovo, forse originale, sia sulla natura della stessa sia sul rapporto fra quest’ultima ed il free will. Convinti che l’empatia non sia ciò che, comunemente, la cultura odierna denoti, la ricerca ne fornisce una nuova spiegazione, partendo dal concetto di libero arbitrio. L’ipotesi è che ciò che si intende, erroneamente, per empathy, “altro non sarebbe” che una manifestazione particolare di un concetto diverso, il free will, appunto, con cui l’agente sceglierebbe, consapevolmente, di “calarsi nei panni altrui”, operando uno sforzo cognitivo di ciò che viene definita lettura della mente. Se ciò fosse vero si avrebbero, necessariamente, due conseguenze: 1. I fenomeni conosciuti come “empatia” (empathy accurancy, co-cognition etc.) indicherebbero un denotato inesistente: parlerebbero, vale a dire, di ciò che non esiste, poiché non sarebbe la capacità emotiva la fonte della medesima empatia, ma tutt’altro; 2. Bisognerebbe ridefinire il concetto di empatia o eliminandolo in toto o essendo attenti a chiarire che quando si parla di empathy si indicano solamente quegli aspetti “di base”, neurobiologici, del funzionamento cerebrale che renderebbero abile l’uomo ad interfacciarsi con la realtà circostante. Si giunge, pertanto, nelle conclusioni ad una interpretazione originale del concetto di empatia, individuando nella storia dello stesso il qui pro quo all’origine dell’interpretazione erronea del fenomeno.File | Dimensione | Formato | |
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