Questo lavoro prosegue un percorso avviato da Erich Köhler e Cesare Se- gre, che hanno offerto un opportuno ripensamento delle categorie di “realismo”, “realtà” e “idealizzazione” nel e del romanzo medievale, offrendo spunti decisivi per superare l’inadeguato inquadramento nelle teorie classiche del realismo letterario. Lo studio analitico di aspetti caratterizzanti dei romanzi di Chrétien de Troyes, che fissano in larga misura i parametri del genere, conferma senza meno che la distanza tra il romanzo cavalleresco medievale e quello cosiddetto realista moderno deve essere accorciata, o meglio ancora ripensata in termi diversi da quelli che la critica letteraria ha fin qui saputo elaborare. Inoltre, o forse soprattutto, una spiegazione del motivo per cui il lettore trovi la realtà della sua vita rispecchiata in un romanzo dai tempi di Chrétien de Troyes ad oggi e sempre più o meno nella stessa maniera, richiede un salto in avanti rispetto agli approcci critici tradizionali. Di sicuro lo studio di analogie e differenze nel modo in cui le varie opere delineano una continuità spazio-temporale, veicolano informazioni attraverso il dialogo, presentano o meno la sincronica concomitanza di eventi più o meno prodigiosi, ricorrono al meraviglioso per mistificare la banalità del male o riempiono i vuoti del non-raccontato per aderire adeguatamente ai codici del genere non offre una risposta a questa domanda. Dunque l’indagine sul realismo romanzesco è appena cominciata e per proseguirla si dovrà verosimilmente indagare la molteplicità di piani di verità che verificano e al contempo realizzano la realtà all’interno del sistema di genere. Uno di essi, forse il più importante, concerne la verità delle emozioni dei personaggi, alla quale Chrétien de Troyes fa apertamente riferimento nel prologo del Chevalier au lion, ma questo è l’argomento di un altro libro, tutto ancora da scrivere.

Chrètien de Troyes e il realismo del romanzo medievale

Anatole Pierre Fuksas
2018-01-01

Abstract

Questo lavoro prosegue un percorso avviato da Erich Köhler e Cesare Se- gre, che hanno offerto un opportuno ripensamento delle categorie di “realismo”, “realtà” e “idealizzazione” nel e del romanzo medievale, offrendo spunti decisivi per superare l’inadeguato inquadramento nelle teorie classiche del realismo letterario. Lo studio analitico di aspetti caratterizzanti dei romanzi di Chrétien de Troyes, che fissano in larga misura i parametri del genere, conferma senza meno che la distanza tra il romanzo cavalleresco medievale e quello cosiddetto realista moderno deve essere accorciata, o meglio ancora ripensata in termi diversi da quelli che la critica letteraria ha fin qui saputo elaborare. Inoltre, o forse soprattutto, una spiegazione del motivo per cui il lettore trovi la realtà della sua vita rispecchiata in un romanzo dai tempi di Chrétien de Troyes ad oggi e sempre più o meno nella stessa maniera, richiede un salto in avanti rispetto agli approcci critici tradizionali. Di sicuro lo studio di analogie e differenze nel modo in cui le varie opere delineano una continuità spazio-temporale, veicolano informazioni attraverso il dialogo, presentano o meno la sincronica concomitanza di eventi più o meno prodigiosi, ricorrono al meraviglioso per mistificare la banalità del male o riempiono i vuoti del non-raccontato per aderire adeguatamente ai codici del genere non offre una risposta a questa domanda. Dunque l’indagine sul realismo romanzesco è appena cominciata e per proseguirla si dovrà verosimilmente indagare la molteplicità di piani di verità che verificano e al contempo realizzano la realtà all’interno del sistema di genere. Uno di essi, forse il più importante, concerne la verità delle emozioni dei personaggi, alla quale Chrétien de Troyes fa apertamente riferimento nel prologo del Chevalier au lion, ma questo è l’argomento di un altro libro, tutto ancora da scrivere.
2018
978-88-913-1648-6
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