Il saggio prende spunto dallo scambio epistolare tra Giuseppe Verdi e Arrigo Boito sulla scala musicale alterata che la «Gazzetta Musicale di Milano» aveva pubblicato il 5 agosto 1888, invitando «musicisti e dilettanti di curiosità armoniche» a cimentarsi nella sua armonizzazione; nell’accogliere la sfida, Verdi compose l' "Ave Maria su scala enigmatica armonizzata a quattro voci". Come sottolinea nelle sue lettere a Boito, era la quarta volta che metteva in musica la preghiera mariana, dopo il 'Salve Regina' nel primo atto de "I Lombardi alla prima crociata" (1843), l' "Ave Maria su testo volgarizzato da Dante" per soprano e archi (1879-80) e la preghiera di Desdemona nel quarto atto di "Otello" (1887). Pezzi molto eterogenei, con testi e organici sempre diversi e destinati a pubblici e contesti esecutivi differenti, ma accomunati dalla scelta di un’unica fonte testuale di riferimento. Seguendo il filo rosso delle Ave Maria verdiane, il saggio esplora la complessità del rapporto di Verdi con l’orizzonte del sacro e della spiritualità femminile, mettendola in relazione con la retorica dei generi musicali, la diffusione del culto mariano nello spazio religioso dell’Ottocento, la proliferazione di riferimenti mariani nell’ambito della letteratura e della poesia, il ruolo del cattolicesimo nell’invenzione della Nazione e il revival del sacro. L’ultima parte del saggio si concentra sull’analisi comparativa dei pezzi, e in particolare sugli abbozzi che documentano il processo creativo della preghiera di Desdemona, conservati nel Fondo Toscanini della New York Public Library. Confrontando le diverse stesure del Cantabile di Desdemona, si evidenzia come la ricerca di Verdi sia orientata verso un’ideale di purezza e semplicità che viene perseguito attraverso la progressiva epurazione di tutti gli elementi musicali convenzionalmente associati a un’espressività sentimentale, enfatica e melodrammatica.

L’enigma delle quattro Ave Maria di Verdi

Susanna Pasticci
2018-01-01

Abstract

Il saggio prende spunto dallo scambio epistolare tra Giuseppe Verdi e Arrigo Boito sulla scala musicale alterata che la «Gazzetta Musicale di Milano» aveva pubblicato il 5 agosto 1888, invitando «musicisti e dilettanti di curiosità armoniche» a cimentarsi nella sua armonizzazione; nell’accogliere la sfida, Verdi compose l' "Ave Maria su scala enigmatica armonizzata a quattro voci". Come sottolinea nelle sue lettere a Boito, era la quarta volta che metteva in musica la preghiera mariana, dopo il 'Salve Regina' nel primo atto de "I Lombardi alla prima crociata" (1843), l' "Ave Maria su testo volgarizzato da Dante" per soprano e archi (1879-80) e la preghiera di Desdemona nel quarto atto di "Otello" (1887). Pezzi molto eterogenei, con testi e organici sempre diversi e destinati a pubblici e contesti esecutivi differenti, ma accomunati dalla scelta di un’unica fonte testuale di riferimento. Seguendo il filo rosso delle Ave Maria verdiane, il saggio esplora la complessità del rapporto di Verdi con l’orizzonte del sacro e della spiritualità femminile, mettendola in relazione con la retorica dei generi musicali, la diffusione del culto mariano nello spazio religioso dell’Ottocento, la proliferazione di riferimenti mariani nell’ambito della letteratura e della poesia, il ruolo del cattolicesimo nell’invenzione della Nazione e il revival del sacro. L’ultima parte del saggio si concentra sull’analisi comparativa dei pezzi, e in particolare sugli abbozzi che documentano il processo creativo della preghiera di Desdemona, conservati nel Fondo Toscanini della New York Public Library. Confrontando le diverse stesure del Cantabile di Desdemona, si evidenzia come la ricerca di Verdi sia orientata verso un’ideale di purezza e semplicità che viene perseguito attraverso la progressiva epurazione di tutti gli elementi musicali convenzionalmente associati a un’espressività sentimentale, enfatica e melodrammatica.
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