Si esamina a fondo, con la dovuta ambientazione storico-sociale, un breve epitaffio per uno schiavo mimo, trovato a Amiternum (L’Aquila), datato entro la prima metà del sec. II a.C., e costituito da un breve testo senz’altro ‘poetico’ per delectus e ordo verborum: sarebbe dunque, dopo le prime scipioniche, la più antica iscrizione metrica pervenutaci, nella forma di due esametri, secondo l’interpretazione tradizionale, mentre di recente si sono proposte altre interpretazioni, a causa di alcune difficoltà nella scansione di esametri. La struttura esametrica resta tuttavia la più probabile, anche se si devono ammettere ‘anomalie’ giustificabili tuttavia con l’età. Il documento è comunque di estremo interesse per la stessa formulazione testuale: in particolare il secondo verso presenta poi una sorprendente coincidenza concettuale e anche verbale con i versi che Svetonio fa pronunciare in greco ad Augusto morente, e che si ritengono tratti dal congedo consueto dei mimi al termine di una rappresentazione scenica. Così la nostra iscrizione offrirebbe un documento di tale formula in età molto più alta, e insieme della abilità del compositore nel tradurre e adattare a funzione eulogistica e a ritmo dattilico tale formula greca e in ritmo trocaico.

L'epitaffio metrico per il mimo Protogene

MASSARO, Matteo
2001-01-01

Abstract

Si esamina a fondo, con la dovuta ambientazione storico-sociale, un breve epitaffio per uno schiavo mimo, trovato a Amiternum (L’Aquila), datato entro la prima metà del sec. II a.C., e costituito da un breve testo senz’altro ‘poetico’ per delectus e ordo verborum: sarebbe dunque, dopo le prime scipioniche, la più antica iscrizione metrica pervenutaci, nella forma di due esametri, secondo l’interpretazione tradizionale, mentre di recente si sono proposte altre interpretazioni, a causa di alcune difficoltà nella scansione di esametri. La struttura esametrica resta tuttavia la più probabile, anche se si devono ammettere ‘anomalie’ giustificabili tuttavia con l’età. Il documento è comunque di estremo interesse per la stessa formulazione testuale: in particolare il secondo verso presenta poi una sorprendente coincidenza concettuale e anche verbale con i versi che Svetonio fa pronunciare in greco ad Augusto morente, e che si ritengono tratti dal congedo consueto dei mimi al termine di una rappresentazione scenica. Così la nostra iscrizione offrirebbe un documento di tale formula in età molto più alta, e insieme della abilità del compositore nel tradurre e adattare a funzione eulogistica e a ritmo dattilico tale formula greca e in ritmo trocaico.
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