Una storia linguistica della politica italiana nella cosiddetta seconda Repubblica. Ma anche un'analisi delle scelte retoriche che hanno portato la politica italiana all'attuale fase di stallo. Nel momento stesso in cui si mitizza il popolo sovrano, lo si tratta in realtà come un popolo bue. Qualcuno a cui rivolgersi con frasi ed espressioni terra terra, cercando di risvegliarne bisogni e istinti primari. Da questa idea di popolo discende un’eloquenza volgare, rozza, semplicistica, aggressiva. L’epoca in cui viviamo si definisce post-ideologica. È il tempo della post-politica e della post-verità. Ovvero (cambiando l’ordine degli addendi, la somma non cambia) politica e verità da post. Parole e slogan virali che fanno il giro della rete propagandando spesso opinioni su fatti mai esistiti. Quello a cui ci si riferisce con questa sfilza di post è, in realtà, un pensiero prepolitico. E la lingua che lo veicola, più che una neolingua, è una veterolingua che invece di mirare al progresso vorrebbe farci regredire, riportandoci agli istinti e alle pulsioni primarie. Indietro, o popolo! Dal «Votami perché parlo meglio (e dunque ne so più) di te» si è passati al «Votami perché parlo (male) come te». Come la pubblicità, come la televisione, anche la politica alimenta il narcisismo dei destinatari, i quali – lusingati – preferiscono riflettersi che riflettere. Il meccanismo del ricalco espressivo innesca una continua corsa al ribasso. Un circolo vizioso che toglie al discorso politico qualunque forza propulsiva, qualunque dinamismo. Non una risposta ai bisogni degli italiani, ma pura ecolalia: ripetizione ridondante. Così le parole stanno paralizzando la politica. Indice del libro: Prologo - 1. In nome del popolo seguace 2. Il paradigma del rispecchiamento 3. La perdita del DNA linguistico 4. Dall’argomentazione alla comicità 5. La grammatica populista 6. Parolacce come slogan 7. Narrami, o leader 8. Falso movimento 9. Un nuovo ecosistema linguistico 10. Riferimenti bibliografici

Volgare eloquenza. Come le parole hanno paralizzato la politica

Giuseppe Antonelli
2017-01-01

Abstract

Una storia linguistica della politica italiana nella cosiddetta seconda Repubblica. Ma anche un'analisi delle scelte retoriche che hanno portato la politica italiana all'attuale fase di stallo. Nel momento stesso in cui si mitizza il popolo sovrano, lo si tratta in realtà come un popolo bue. Qualcuno a cui rivolgersi con frasi ed espressioni terra terra, cercando di risvegliarne bisogni e istinti primari. Da questa idea di popolo discende un’eloquenza volgare, rozza, semplicistica, aggressiva. L’epoca in cui viviamo si definisce post-ideologica. È il tempo della post-politica e della post-verità. Ovvero (cambiando l’ordine degli addendi, la somma non cambia) politica e verità da post. Parole e slogan virali che fanno il giro della rete propagandando spesso opinioni su fatti mai esistiti. Quello a cui ci si riferisce con questa sfilza di post è, in realtà, un pensiero prepolitico. E la lingua che lo veicola, più che una neolingua, è una veterolingua che invece di mirare al progresso vorrebbe farci regredire, riportandoci agli istinti e alle pulsioni primarie. Indietro, o popolo! Dal «Votami perché parlo meglio (e dunque ne so più) di te» si è passati al «Votami perché parlo (male) come te». Come la pubblicità, come la televisione, anche la politica alimenta il narcisismo dei destinatari, i quali – lusingati – preferiscono riflettersi che riflettere. Il meccanismo del ricalco espressivo innesca una continua corsa al ribasso. Un circolo vizioso che toglie al discorso politico qualunque forza propulsiva, qualunque dinamismo. Non una risposta ai bisogni degli italiani, ma pura ecolalia: ripetizione ridondante. Così le parole stanno paralizzando la politica. Indice del libro: Prologo - 1. In nome del popolo seguace 2. Il paradigma del rispecchiamento 3. La perdita del DNA linguistico 4. Dall’argomentazione alla comicità 5. La grammatica populista 6. Parolacce come slogan 7. Narrami, o leader 8. Falso movimento 9. Un nuovo ecosistema linguistico 10. Riferimenti bibliografici
2017
9788858128701
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11580/66126
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