I meccanismi di stabilizzazione e razionalizzazione della forma di governo regionale che collegano a doppio filo la sorte del vertice dell’esecutivo direttamente eletto a quella dell’assemblea elettiva, mentre favoriscono il perdurare nel tempo delle legislature e degli esecutivi, in mancanza di una consonanza d’intenti tra maggioranza assembleare e vertice dell’esecutivo, generano inefficienze quando non vere e proprie paralisi delle funzioni regionali. La stabilità, infatti, come dimostra l’esperienza regionale degli ultimi quindici anni, è condizione necessaria ma non sufficiente per avere un elevato rendimento della forma di governo. Le preoccupazioni e le perplessità suscitate dall’esperienza relativa al funzionamento delle indicate forme di governo regionali, si accentuano ulteriormente nella prospettiva di una trasposizione a livello nazionale di soluzioni analoghe, atteso il fatto che lo Stato dispone di competenze particolarmente incisive e delicate, non allocate a livello regionale, come: tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza; difesa e forze armate; politica estera e rapporti internazionali; rapporti con le confessioni religiose; giurisdizione; determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali; previdenza sociale. Ad avviso di chi scrive, si deve, pertanto, ritenere, nella prospettiva di una revisione della forma di governo nazionale, che la soluzione preferibile sia quella di una razionalizzazione e stabilizzazione costituzionale della forma di governo parlamentare senza elezione diretta dell’esecutivo. Soluzione che si potrebbe utilmente perseguire attraverso le seguenti previsioni: superamento del bicameralismo perfetto e sussistenza del rapporto fiduciario solo tra camera bassa e governo; conferimento della fiducia al primo ministro da parte della camera dei deputati con la maggioranza assoluta dei voti; attribuzione al primo ministro del potere di nominare e di revocare i ministri; possibilità per la camera dei deputati di sfiduciare il primo ministro solo a maggioranza assoluta e con la indicazione contestuale del nuovo primo ministro. Tale soluzione garantirebbe sia la promanazione permanente dell’esecutivo dalla maggioranza parlamentare sia la stabilità del governo, consentendo alla forma di governo nazionale di assorbire meglio e con maggiore efficienza le tensioni e le spinte di un sistema sociale post-industriale, caratterizzato da un notevole pluralismo e particolarmente ricco di contraddizioni, come quello italiano.

Le criticità evidenziate dal rendimento della forma di governo di consiliatura a presidente direttamente eletto nella prospettiva di una revisione della forma di governo nazionale

PASTORE, Fulvio
2014-01-01

Abstract

I meccanismi di stabilizzazione e razionalizzazione della forma di governo regionale che collegano a doppio filo la sorte del vertice dell’esecutivo direttamente eletto a quella dell’assemblea elettiva, mentre favoriscono il perdurare nel tempo delle legislature e degli esecutivi, in mancanza di una consonanza d’intenti tra maggioranza assembleare e vertice dell’esecutivo, generano inefficienze quando non vere e proprie paralisi delle funzioni regionali. La stabilità, infatti, come dimostra l’esperienza regionale degli ultimi quindici anni, è condizione necessaria ma non sufficiente per avere un elevato rendimento della forma di governo. Le preoccupazioni e le perplessità suscitate dall’esperienza relativa al funzionamento delle indicate forme di governo regionali, si accentuano ulteriormente nella prospettiva di una trasposizione a livello nazionale di soluzioni analoghe, atteso il fatto che lo Stato dispone di competenze particolarmente incisive e delicate, non allocate a livello regionale, come: tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza; difesa e forze armate; politica estera e rapporti internazionali; rapporti con le confessioni religiose; giurisdizione; determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali; previdenza sociale. Ad avviso di chi scrive, si deve, pertanto, ritenere, nella prospettiva di una revisione della forma di governo nazionale, che la soluzione preferibile sia quella di una razionalizzazione e stabilizzazione costituzionale della forma di governo parlamentare senza elezione diretta dell’esecutivo. Soluzione che si potrebbe utilmente perseguire attraverso le seguenti previsioni: superamento del bicameralismo perfetto e sussistenza del rapporto fiduciario solo tra camera bassa e governo; conferimento della fiducia al primo ministro da parte della camera dei deputati con la maggioranza assoluta dei voti; attribuzione al primo ministro del potere di nominare e di revocare i ministri; possibilità per la camera dei deputati di sfiduciare il primo ministro solo a maggioranza assoluta e con la indicazione contestuale del nuovo primo ministro. Tale soluzione garantirebbe sia la promanazione permanente dell’esecutivo dalla maggioranza parlamentare sia la stabilità del governo, consentendo alla forma di governo nazionale di assorbire meglio e con maggiore efficienza le tensioni e le spinte di un sistema sociale post-industriale, caratterizzato da un notevole pluralismo e particolarmente ricco di contraddizioni, come quello italiano.
2014
978-88-6342-772-1
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