In Italia, la famiglia costituisce la risposta principale alle esigenze degli anziani che non sono più autosufficienti. I caregivers sono spesso mogli o figlie che hanno scelto di assistere il proprio familiare nelle mura domestiche. In media, tre quarti della giornata del caregiver è dedicata alla loro assistenza, una percentuale che tende ad aumentare con il progredire della malattia. Scopo principale del nostro studio è stato quello di valutare il carico assistenziale e la sintomatologia del disagio psicologico dei caregivers di pazienti anziani affetti da Alzheimer. Lo studio è stato condotto su un campione di 236 caregivers di pazienti con una diagnosi di malattia di Alzheimer (AD) secondo i criteri DSM-IV. Ciascun familiare ha compilato due questionari: il CBI, per quantificare il carico di lavoro caregiving e il BSI per valutare il livello di ansia e depressione. Ai relativi pazienti sono stati somministrati il MMSE per valutare il loro livello di compromissione cognitiva e i tests IADL e ADL per il comportamento e lo stato funzionale e per quantificare il loro livello di indipendenza. Sono stati correlati i dati dei caregivers con un alcune variabili socio-demografiche ed il livelli compromissione cognitiva e funzionale dei pazienti. L'analisi dei risultati conferma che il caregiver è nella maggior parte dei casi una donna, di circa 60 anni, spesso coniugi e figlie, per lo più casalinghe o pensionate, e sono personalmente coinvolti nella cura del proprio congiunto. Maggiore è il livello di compromissione cognitiva del paziente maggiore è il numero di ore di cura e di vigilanza di cui hanno bisogno, situazione che porta ad una diminuzione del tempo libero per il caregiver, con conseguente aumento dei livelli di ansia e stress. E’ emersa un’associazione significativa sia tra stress e punteggio di CBI (r=0.3, p=0.002) che tra depressione e punteggio di BSI (r=0.4, p=0.0004). Il modello di regressione logistica, invece, ha dimostrato disturbi della memoria (OR = 8.4; p=0.003), i problemi motori (OR = 2.6; p=0.009) e la presenza di disturbi della percezione (OR = 1.9; p=0.05) del malato di Alzheimer si pongono come fattori predittivi significativi di stress nel caregiver, mentre la depressione è strettamente associata alla severità della malattia con prevalenza di disturbi comportamentali (OR =5.2; p=0.0003) e ad altri fattori come il basso reddito (OR = 3.4; p= 0.02) e l’età del paziente, se inferiore a 65 anni (OR=2.9; p=0.02). La gestione dei disturbi comportamentali infatti incide sulla qualità della vita dei caregiver, non solo dei malati e notevolmente sul clima sia familiare sia dei servizi. Attraverso la condivisione di percorsi ed obiettivi è possibile pertanto migliorare l’appropriatezza e non solo l’intensità dei livelli assistenziali a favore di persone affette da demenza e di chi si occupa di loro.

Il carico assistenziale e la sintomatologia del disagio psicologico dei caregivers di pazienti anziani affetti da malattia Alzheimer

FERRARA, Maria;LANGIANO, Elisa;DE VITO, Elisabetta;
2012-01-01

Abstract

In Italia, la famiglia costituisce la risposta principale alle esigenze degli anziani che non sono più autosufficienti. I caregivers sono spesso mogli o figlie che hanno scelto di assistere il proprio familiare nelle mura domestiche. In media, tre quarti della giornata del caregiver è dedicata alla loro assistenza, una percentuale che tende ad aumentare con il progredire della malattia. Scopo principale del nostro studio è stato quello di valutare il carico assistenziale e la sintomatologia del disagio psicologico dei caregivers di pazienti anziani affetti da Alzheimer. Lo studio è stato condotto su un campione di 236 caregivers di pazienti con una diagnosi di malattia di Alzheimer (AD) secondo i criteri DSM-IV. Ciascun familiare ha compilato due questionari: il CBI, per quantificare il carico di lavoro caregiving e il BSI per valutare il livello di ansia e depressione. Ai relativi pazienti sono stati somministrati il MMSE per valutare il loro livello di compromissione cognitiva e i tests IADL e ADL per il comportamento e lo stato funzionale e per quantificare il loro livello di indipendenza. Sono stati correlati i dati dei caregivers con un alcune variabili socio-demografiche ed il livelli compromissione cognitiva e funzionale dei pazienti. L'analisi dei risultati conferma che il caregiver è nella maggior parte dei casi una donna, di circa 60 anni, spesso coniugi e figlie, per lo più casalinghe o pensionate, e sono personalmente coinvolti nella cura del proprio congiunto. Maggiore è il livello di compromissione cognitiva del paziente maggiore è il numero di ore di cura e di vigilanza di cui hanno bisogno, situazione che porta ad una diminuzione del tempo libero per il caregiver, con conseguente aumento dei livelli di ansia e stress. E’ emersa un’associazione significativa sia tra stress e punteggio di CBI (r=0.3, p=0.002) che tra depressione e punteggio di BSI (r=0.4, p=0.0004). Il modello di regressione logistica, invece, ha dimostrato disturbi della memoria (OR = 8.4; p=0.003), i problemi motori (OR = 2.6; p=0.009) e la presenza di disturbi della percezione (OR = 1.9; p=0.05) del malato di Alzheimer si pongono come fattori predittivi significativi di stress nel caregiver, mentre la depressione è strettamente associata alla severità della malattia con prevalenza di disturbi comportamentali (OR =5.2; p=0.0003) e ad altri fattori come il basso reddito (OR = 3.4; p= 0.02) e l’età del paziente, se inferiore a 65 anni (OR=2.9; p=0.02). La gestione dei disturbi comportamentali infatti incide sulla qualità della vita dei caregiver, non solo dei malati e notevolmente sul clima sia familiare sia dei servizi. Attraverso la condivisione di percorsi ed obiettivi è possibile pertanto migliorare l’appropriatezza e non solo l’intensità dei livelli assistenziali a favore di persone affette da demenza e di chi si occupa di loro.
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