Questo saggio ha a cuore due figure di lettori che di solito si danno le spalle, appagati dai rispettivi oggetti devozionali, i sacri ordini della letteratura e della giustizia. Li convoca entrambi per cercare insieme la chiave a un doppio enigma: un testo di narrazione, il Diario di un giudice, e un processo celebre che nella seconda metà degli anni Cinquanta interroga quel testo e il suo autore, Dante Troisi magistrato a Cassino, attraverso le diciotto pagine del libro chiamate in causa come articoli di un codice con l'accusa di compromettere il prestigio dell'ordine giudiziario. Campo estetico e immaginario di autorità, come destini incrociati, si scambiano colpi semantici in un gioco stupefacente di spostamenti e di mutazioni: gli atti a verbale di cui è intessuto il Diario, il giudizio di disciplina, le recensioni della critica, le interviste, i carteggi e le stesse sentenze per mano di Troissi si mettono a rappresentare un flusso di storie che, come afferma l'autore, riguardano dolorosamente lo scandalo del giudicare e dello scrivere. Per i canoni intoccabili del corpo dei giusti e del ceto letterario, Troisi deve restare soltanto un tormentato giudice di se stesso o un temerario giudice che scrive. Al contrario, il Diario sarà uno spietato documentare, l'autoinchiesta memorabile e perturbante di entrambi i mestieri.
Pagine in causa. Anatomia del diario di un giudice tra due scritture
BENEDUCE, Pasquale
2012-01-01
Abstract
Questo saggio ha a cuore due figure di lettori che di solito si danno le spalle, appagati dai rispettivi oggetti devozionali, i sacri ordini della letteratura e della giustizia. Li convoca entrambi per cercare insieme la chiave a un doppio enigma: un testo di narrazione, il Diario di un giudice, e un processo celebre che nella seconda metà degli anni Cinquanta interroga quel testo e il suo autore, Dante Troisi magistrato a Cassino, attraverso le diciotto pagine del libro chiamate in causa come articoli di un codice con l'accusa di compromettere il prestigio dell'ordine giudiziario. Campo estetico e immaginario di autorità, come destini incrociati, si scambiano colpi semantici in un gioco stupefacente di spostamenti e di mutazioni: gli atti a verbale di cui è intessuto il Diario, il giudizio di disciplina, le recensioni della critica, le interviste, i carteggi e le stesse sentenze per mano di Troissi si mettono a rappresentare un flusso di storie che, come afferma l'autore, riguardano dolorosamente lo scandalo del giudicare e dello scrivere. Per i canoni intoccabili del corpo dei giusti e del ceto letterario, Troisi deve restare soltanto un tormentato giudice di se stesso o un temerario giudice che scrive. Al contrario, il Diario sarà uno spietato documentare, l'autoinchiesta memorabile e perturbante di entrambi i mestieri.File | Dimensione | Formato | |
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