Il contributo delinea una storia complessiva dell'evoluzione delle dottrine ortografiche in ambito grammaticale e scolastico e dei manuali che tramandano tali testi in epoca altomedievale. L'ortografia latina, già considerata da Quintiliano, insieme all'ars grammatica e alla Latinitas, come uno dei tre strumenti indispensabili per il possesso di una corretta competenza linguistica, sviluppa una serie di propri testi (come quelli di Velio Longo e Terenzio Scauro), separati dalla trattatistica artigrafica, che mirano soprattutto ad un corretto utilizzo della lingua latina e si collegano così al filone delle opere de Latinitate. Solo in epoca più tarda vengono elaborati degli strumenti che cercano di contrastare i cambiamenti in atto nel latino tardo a livello di lessico e pronunzia e che finiscono così con il produrre la ricca serie di opere de differentiis, destinate a chiarire gli usi corretti del latino non solo a livello lessicale ma anche semantico e morfologico. Se per l'epoca tardoantica abbiamo poche testimonianze, dirette o indirette, dei manoscritti che tramandano la trattatistica ortografica, in epoca altomedievale e soprattutto carolingia le opere di contenuto ortografico trovano spazio in poderosi manoscritti miscellanei che, facendo perno sulle artes più famose, come quella di Donato, le integrano con una costellazione di trattati integrativi che mirano a fornire strumenti di apprendimento soprattutto per la metrica e, appunto, per l'ortografia, la cui trattazione è di norma esclusa dalle artes grammaticae. Di questa tipologia di manoscritti ci sono giunte numerose testimonianze, che possono essere riferite ai principali centri della cultura carolingia (Corbie, Fleury, Luxeuil, Auxerre, ecc.) o a ad altri importanti centri operanti fuori dell'ambito carolingio, come Montecassino. Fra queste testimonianze vengono esaminati due manoscritti, entrambi riferibili con molta probabilità ad Auxerre, il codice smembrato di Berna (330 + 347 + 357) + Parigi, BnF lat. 7665 + Leida, VL Q. 30, e il codice di Montpellier H 306, che esemplificano bene questa tipologia di manuali scolastici e gli obiettivi didattici e pedagogici che li hanno ispirati.
L'insegnamento dell'ortografia latina fra Tardoantico e alto Medioevo: teorie e manuali
DE PAOLIS, Paolo
2010-01-01
Abstract
Il contributo delinea una storia complessiva dell'evoluzione delle dottrine ortografiche in ambito grammaticale e scolastico e dei manuali che tramandano tali testi in epoca altomedievale. L'ortografia latina, già considerata da Quintiliano, insieme all'ars grammatica e alla Latinitas, come uno dei tre strumenti indispensabili per il possesso di una corretta competenza linguistica, sviluppa una serie di propri testi (come quelli di Velio Longo e Terenzio Scauro), separati dalla trattatistica artigrafica, che mirano soprattutto ad un corretto utilizzo della lingua latina e si collegano così al filone delle opere de Latinitate. Solo in epoca più tarda vengono elaborati degli strumenti che cercano di contrastare i cambiamenti in atto nel latino tardo a livello di lessico e pronunzia e che finiscono così con il produrre la ricca serie di opere de differentiis, destinate a chiarire gli usi corretti del latino non solo a livello lessicale ma anche semantico e morfologico. Se per l'epoca tardoantica abbiamo poche testimonianze, dirette o indirette, dei manoscritti che tramandano la trattatistica ortografica, in epoca altomedievale e soprattutto carolingia le opere di contenuto ortografico trovano spazio in poderosi manoscritti miscellanei che, facendo perno sulle artes più famose, come quella di Donato, le integrano con una costellazione di trattati integrativi che mirano a fornire strumenti di apprendimento soprattutto per la metrica e, appunto, per l'ortografia, la cui trattazione è di norma esclusa dalle artes grammaticae. Di questa tipologia di manoscritti ci sono giunte numerose testimonianze, che possono essere riferite ai principali centri della cultura carolingia (Corbie, Fleury, Luxeuil, Auxerre, ecc.) o a ad altri importanti centri operanti fuori dell'ambito carolingio, come Montecassino. Fra queste testimonianze vengono esaminati due manoscritti, entrambi riferibili con molta probabilità ad Auxerre, il codice smembrato di Berna (330 + 347 + 357) + Parigi, BnF lat. 7665 + Leida, VL Q. 30, e il codice di Montpellier H 306, che esemplificano bene questa tipologia di manuali scolastici e gli obiettivi didattici e pedagogici che li hanno ispirati.File | Dimensione | Formato | |
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