Gli atti atipici nel diritto dell’Unione europea

Il presente lavoro analizza e fornisce un inquadramento sistematico del diritto attenuato (c.d. soft law) con specifico riguardo al sistema giuridico-istituzionale nel quale si è concretizzato il processo d’integrazione europea, dalle Comunità delle origini all’attuale Unione, cercando di cogliere le caratteristiche principali e gli aspetti problematici dei vari strumenti atipici emersi nella prassi di questi decenni. A tal fine, dopo un’introduzione focalizzata sull’analisi delle motivazioni giuridiche, politiche e istituzionali che hanno indotto le istituzioni europee ad avvalersi di atti atipici sin dalle origini delle prime Comunità, in via complementare o, talvolta, alternativa agli strumenti formalmente deputati alla produzione di norme giuridiche vincolanti, l’attenzione viene rivolta, anzitutto, all’individuazione delle caratteristiche strutturali e funzionali delle differenti forme che assumono tali atti atipici. Particolare cura è riservata poi all’analisi degli effetti che gli atti in questione producono nei riguardi delle istituzioni e degli organi dell’Unione, degli Stati membri nonché degli stessi cittadini europei, e soprattutto al ruolo determinante svolto dalle giurisdizioni dell’Unione nel definire la portata di quegli effetti e la giustiziabilità degli atti in esame. Conclusa tale disamina, il lavoro prova ad approfondire il complesso dibattito dottrinale sviluppatosi in materia, ponendo particolare attenzione al profilo relativo all’ambito di estensione materiale nonché alle differenti proposte di classificazione degli stessi atti atipici. Infine, si propone una ricostruzione della collocazione di tali atti nel contesto dell’architettura “costituzionale” dell’ordinamento dell’Unione, affrontando le particolari problematiche connesse al rapporto tra soft e hard law.