Questo saggio che aprì i lavori del grande convegno tenuto a Salta in Argentina nel 2004 “Dante in America latina” (da me organizzato) passa in rassegna tre figure di scrittori che nell’arco di 500 anni si sono ispirati al canto XXVI dell’Inferno, il canto di Ulisse. Amerigo Vespucci, un marinaio autodidatta fiorentino, lega il nome di Dante al nuovo mondo nel secolo XVI, il poeta modernista Rubén Dario a cavallo fra ottocento e novecento si propone come un Ulisse americano, infine lo scrittore Primo Levi che visse in carne propria l’esperienza del campo di concentramento. I versi del canto XXVI guidarono i marinai nell’oceano, tracciarono una nuova rotta nella geografia poetica del movimento modernista attraverso l’invenzione di una Itaca americana, infine diedero ai reclusi dei campi di concentramento nazisti la ragione per “uscire” dalle colonne d’Ercole del filo spinato e navigare nel grande mare aperto della dignità del’uomo: “ fatti non foste a viver come bruti/ ma di seguir virtute e canoscenza”.
Océanos de agua, de palabras, de dolor:El Ulises dantesco en A. Vesppucci, R. Dario, P.Levi
BOTTIGLIERI, Nicola
2007-01-01
Abstract
Questo saggio che aprì i lavori del grande convegno tenuto a Salta in Argentina nel 2004 “Dante in America latina” (da me organizzato) passa in rassegna tre figure di scrittori che nell’arco di 500 anni si sono ispirati al canto XXVI dell’Inferno, il canto di Ulisse. Amerigo Vespucci, un marinaio autodidatta fiorentino, lega il nome di Dante al nuovo mondo nel secolo XVI, il poeta modernista Rubén Dario a cavallo fra ottocento e novecento si propone come un Ulisse americano, infine lo scrittore Primo Levi che visse in carne propria l’esperienza del campo di concentramento. I versi del canto XXVI guidarono i marinai nell’oceano, tracciarono una nuova rotta nella geografia poetica del movimento modernista attraverso l’invenzione di una Itaca americana, infine diedero ai reclusi dei campi di concentramento nazisti la ragione per “uscire” dalle colonne d’Ercole del filo spinato e navigare nel grande mare aperto della dignità del’uomo: “ fatti non foste a viver come bruti/ ma di seguir virtute e canoscenza”.File | Dimensione | Formato | |
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