In questo numero della rivista Etudes de linguistique appliquée coordinato da Maddalena De Carlo, l’autrice nel suo articolo si interroga sul nuovo ruolo che può avere la traduzione nell’insegnamento linguistico – in particolare nei corsi di studi non specialistici - non solo come attività di riflessione sui diversi sistemi linguistici a confronto, ma anche come esperienza di “decentramento” culturale. Nell’ambito dell’insegnamento linguistico la pratica della traduzione ha seguito movimenti alterni: attività principale insieme allo studio della grammatica nella metodologia tradizionale, bandita dai metodi audio-orali, ignorata dall’approccio comunicativo, è stata attualmente reintegrata nell’insegnamento delle lingue, come traduzione-mediazione, “in quanto occupa un posto considerevole nel funzionamento linguistico delle nostre società” (QCER, 2000 : 18). Dopo un breve panorama degli studi traduttologici, questo articolo prende in considerazione tre livelli possibili (Besse, 1999) di integrazione della pratica traduttiva in una formazione linguistica: la traduzione didattica, i cui scopi principali sono l’analisi e la comparazione dei sistemi linguistici; la traduzione pragmatica, che si rivolge ai professionisti e infine l’osservazione e l’analisi della traduzione “poetica” o “etica” (Meschonnic, 1973) occasione di incontro con l’altérità.
QUOI TRADUIRE ? COMMENT TRADUIRE ? POURQUOI TRADUIRE ?
DE CARLO, Maddalena
2006-01-01
Abstract
In questo numero della rivista Etudes de linguistique appliquée coordinato da Maddalena De Carlo, l’autrice nel suo articolo si interroga sul nuovo ruolo che può avere la traduzione nell’insegnamento linguistico – in particolare nei corsi di studi non specialistici - non solo come attività di riflessione sui diversi sistemi linguistici a confronto, ma anche come esperienza di “decentramento” culturale. Nell’ambito dell’insegnamento linguistico la pratica della traduzione ha seguito movimenti alterni: attività principale insieme allo studio della grammatica nella metodologia tradizionale, bandita dai metodi audio-orali, ignorata dall’approccio comunicativo, è stata attualmente reintegrata nell’insegnamento delle lingue, come traduzione-mediazione, “in quanto occupa un posto considerevole nel funzionamento linguistico delle nostre società” (QCER, 2000 : 18). Dopo un breve panorama degli studi traduttologici, questo articolo prende in considerazione tre livelli possibili (Besse, 1999) di integrazione della pratica traduttiva in una formazione linguistica: la traduzione didattica, i cui scopi principali sono l’analisi e la comparazione dei sistemi linguistici; la traduzione pragmatica, che si rivolge ai professionisti e infine l’osservazione e l’analisi della traduzione “poetica” o “etica” (Meschonnic, 1973) occasione di incontro con l’altérità.File | Dimensione | Formato | |
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