Il rientro nel nostro paese nel periodo 1960-70 di flussi di italiani provenienti dalla Libia, a seguito degli eventi politici iniziati nel giugno 1967 è un tema che a distanza di oltre quarant’anni è al centro dell’attuale dibattito storico-politico . Una vasta bibliografia è nata sul tema, soprattutto per merito di alcuni autori (De Felice, 1978; Varadi, 1989) i quali focalizzano l’attenzione soprattutto sulla componente di origine ebraica all’interno di questi flussi, essendo “gli ebrei tripolini” la comunità rientrata per prima (fine anni ’60). Meno ampia è l’attenzione dedicata alla componente non ebraica del flusso, pochi i contributi storiografici sui flussi composti da italiani (non di fede ebraica) che hanno forzatamente lasciato la Libia. A distanza di quasi mezzo secolo è interessante osservare caratteristiche e modalità di inserimento dei sopravvissuti all’interno di Roma, città che all’epoca ha costituito la principale tappa di destinazione dei flussi di rifugiati – ebrei e non ebrei - espulsi dalla Libia. Il presente contributo intende ripercorrere la vicenda del processo di inserimento e della successiva piena integrazione degli immigrati dalla Libia e dei loro discendenti nella realtà locale, comunitaria e cittadina. Partendo dalla considerazione che i flussi di italiani espulsi dalla Libia si differenziano sulla base del culto esercitato (ebraico o meno) l’ipotesi che si intende verificare è se i due gruppi tendono ad assumere modelli di comportamento diversi sia per quanto riguarda la formazione della famiglia che la localizzazione residenziale.

Italiani di origine libica a Roma: la formazione di una popolazione partendo da un flusso in via di esaurimento

NATALE, Luisa
2012-01-01

Abstract

Il rientro nel nostro paese nel periodo 1960-70 di flussi di italiani provenienti dalla Libia, a seguito degli eventi politici iniziati nel giugno 1967 è un tema che a distanza di oltre quarant’anni è al centro dell’attuale dibattito storico-politico . Una vasta bibliografia è nata sul tema, soprattutto per merito di alcuni autori (De Felice, 1978; Varadi, 1989) i quali focalizzano l’attenzione soprattutto sulla componente di origine ebraica all’interno di questi flussi, essendo “gli ebrei tripolini” la comunità rientrata per prima (fine anni ’60). Meno ampia è l’attenzione dedicata alla componente non ebraica del flusso, pochi i contributi storiografici sui flussi composti da italiani (non di fede ebraica) che hanno forzatamente lasciato la Libia. A distanza di quasi mezzo secolo è interessante osservare caratteristiche e modalità di inserimento dei sopravvissuti all’interno di Roma, città che all’epoca ha costituito la principale tappa di destinazione dei flussi di rifugiati – ebrei e non ebrei - espulsi dalla Libia. Il presente contributo intende ripercorrere la vicenda del processo di inserimento e della successiva piena integrazione degli immigrati dalla Libia e dei loro discendenti nella realtà locale, comunitaria e cittadina. Partendo dalla considerazione che i flussi di italiani espulsi dalla Libia si differenziano sulla base del culto esercitato (ebraico o meno) l’ipotesi che si intende verificare è se i due gruppi tendono ad assumere modelli di comportamento diversi sia per quanto riguarda la formazione della famiglia che la localizzazione residenziale.
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