Questo lavoro è dedicato ad evidenziare, attraverso un caso di specie, alcune tematiche e problematiche centrali e strategiche per il nostro Paese, in relazione alle particolari caratteristiche del nostro patrimonio e del nostro territorio e ai fenomeni della glocalizzazione. Il caso è quello di un “prodotto turistico” – l’isola di Capri – la cui creazione, nelle componenti legate alla cultura e alla comunicazione (immagine, notorietà, differenziazione, promozione), è avvenuta ed avviene grazie alla domanda e nei circuiti di produzione culturale legati a questa domanda: artistici, letterari, scientifici e, a partire dagli anni Cinquanta, mediatici. La maggioranza degli imprenditori capresi (vi sono anche qui, come ovunque, lodevoli eccezioni) è salita e sale come free rider su questa valorizzazione sociale multilivello, nella cui composizione attuale le bellezze e le peculiarità paesaggistiche, ambientali, naturalistiche, archeologiche dell’isola entrano ormai più che altro come mito fondativo. L’uso del territorio soffre del fatto che le conoscenze e le informazioni più comunemente “circolanti” sull’isola sono quelle garantite dall’immensa produzione di gossip; la notorietà mondiale che ne deriva per l’isola – se da un lato affligge la sua limitata capacità di carico con enormi masse di escursionisti – fa negligere completamente la tutela e conservazione, la promozione e valorizzazione, delle peculiarità ambientali, naturalistiche, climatiche, archeologiche e culturali. Il che, oltre ad essere alla radice del degrado di risorse uniche, non sostituibili né rinnovabili, dà luogo a un modello turistico decisamente insostenibile e squilibrato. Poiché l’offerta turistica caprese è modellata quasi interamente dalla/sulla domanda, la necessità di incrementare nei turisti le capacità di uso di alcuni elementi naturali, ambientali e culturali del territorio caprese fa ineludibilmente parte della necessità e della costituenda volontà dei residenti di preservarli e incrementarli. Pare, però, che le forze del mercato, del consumo, della comunicazione industriale e di quella sociale siano ampiamente insufficienti alla creazione di un pubblico adeguato all’offerta potenziale del territorio isolano e al suo uso sostenibile. Anzi, per certi versi, spingono decisamente in direzione contraria. Il “caso Capri” ci mostra, in conclusione, come il mercato non sia un mezzo di regolazione sufficiente nell’economia della conoscenza. Ci palesa, infatti, che il “learning by consuming” è insufficiente ad attrezzare fasce sufficientemente ampie di consumatori agli svariati compiti di valorizzazione posti da un ambiente delicato e complesso, ricco di storia e di natura, di arte e di cultura qual è il nostro.

Le culture della cultura. Le culture di un turismo insostenibile: il caso Capri

STAZIO, Marialuisa
2010-01-01

Abstract

Questo lavoro è dedicato ad evidenziare, attraverso un caso di specie, alcune tematiche e problematiche centrali e strategiche per il nostro Paese, in relazione alle particolari caratteristiche del nostro patrimonio e del nostro territorio e ai fenomeni della glocalizzazione. Il caso è quello di un “prodotto turistico” – l’isola di Capri – la cui creazione, nelle componenti legate alla cultura e alla comunicazione (immagine, notorietà, differenziazione, promozione), è avvenuta ed avviene grazie alla domanda e nei circuiti di produzione culturale legati a questa domanda: artistici, letterari, scientifici e, a partire dagli anni Cinquanta, mediatici. La maggioranza degli imprenditori capresi (vi sono anche qui, come ovunque, lodevoli eccezioni) è salita e sale come free rider su questa valorizzazione sociale multilivello, nella cui composizione attuale le bellezze e le peculiarità paesaggistiche, ambientali, naturalistiche, archeologiche dell’isola entrano ormai più che altro come mito fondativo. L’uso del territorio soffre del fatto che le conoscenze e le informazioni più comunemente “circolanti” sull’isola sono quelle garantite dall’immensa produzione di gossip; la notorietà mondiale che ne deriva per l’isola – se da un lato affligge la sua limitata capacità di carico con enormi masse di escursionisti – fa negligere completamente la tutela e conservazione, la promozione e valorizzazione, delle peculiarità ambientali, naturalistiche, climatiche, archeologiche e culturali. Il che, oltre ad essere alla radice del degrado di risorse uniche, non sostituibili né rinnovabili, dà luogo a un modello turistico decisamente insostenibile e squilibrato. Poiché l’offerta turistica caprese è modellata quasi interamente dalla/sulla domanda, la necessità di incrementare nei turisti le capacità di uso di alcuni elementi naturali, ambientali e culturali del territorio caprese fa ineludibilmente parte della necessità e della costituenda volontà dei residenti di preservarli e incrementarli. Pare, però, che le forze del mercato, del consumo, della comunicazione industriale e di quella sociale siano ampiamente insufficienti alla creazione di un pubblico adeguato all’offerta potenziale del territorio isolano e al suo uso sostenibile. Anzi, per certi versi, spingono decisamente in direzione contraria. Il “caso Capri” ci mostra, in conclusione, come il mercato non sia un mezzo di regolazione sufficiente nell’economia della conoscenza. Ci palesa, infatti, che il “learning by consuming” è insufficiente ad attrezzare fasce sufficientemente ampie di consumatori agli svariati compiti di valorizzazione posti da un ambiente delicato e complesso, ricco di storia e di natura, di arte e di cultura qual è il nostro.
2010
9788874581221
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