Nel fornire risposta ai “quesiti” l’autore dubita che la categoria dell’abuso del diritto possa assumere autonoma rilevanza sul piano giuridico formale, in quanto se c’è un diritto, non può esserci un suo abuso; ci saranno condizioni e modalità legittime di esercizio di quel diritto che, se non seguite, conducono il soggetto a violare quel determinato diritto con le conseguenze previste dall’ordinamento e sviluppa tale linea interpretativa. Insomma, secondo l’autore l’“abuso del diritto” è concetto, invece, che può acquistare valenza nel senso di stigmatizzare, a livello meramente descrittivo, situazioni in cui la regola iuris sia formulata in modo da consentire in concreto un utilizzo improprio rispetto alle sue finalità. In relazione poi al quesito relativo ad alcune pronunce della giurisprudenza in cui emergerebbe la categoria dell’ “abuso del diritto”, l’autore ritiene, coerentemente, che si tratti della violazione di determinate norme legali e le sentenze tendono a valorizzare i generali doveri di correttezza e buona fede e dall’altra il rispetto dei precisi limiti previsti dalla norma per l’esercizio dello specifico diritto. Quanto, infine, al quesito relativo alle tecniche per prevenire gli abusi, per l’autore resta fermo il riferimento al concreto atteggiarsi delle norme. Ci si vuole riferire, come abbiamo già rilevato, alla situazione in cui il diritto soggettivo garantito dalla norma, di fonte legale o di fonte contrattuale, si presta ad essere esercitato in modo ritenuto dal sentire comune, ma non dal diritto, alla stregua di un “abuso” della stessa; ciò avviene o quando ab origine la stessa norma attributiva del diritto soggettivo risulta generica, non si rivela chiara oppure si dimostra di debole fattura tecnica, oppure nel concreto atteggiarsi del vivere sociale il suo utilizzo appare pregiudicare altri diritti o altri valori garantiti dall’ordinamento. In questi casi la norma andrà modificata o sostituita con altra norma più chiara.

L’abuso del diritto

PASSALACQUA, Pasquale
2010-01-01

Abstract

Nel fornire risposta ai “quesiti” l’autore dubita che la categoria dell’abuso del diritto possa assumere autonoma rilevanza sul piano giuridico formale, in quanto se c’è un diritto, non può esserci un suo abuso; ci saranno condizioni e modalità legittime di esercizio di quel diritto che, se non seguite, conducono il soggetto a violare quel determinato diritto con le conseguenze previste dall’ordinamento e sviluppa tale linea interpretativa. Insomma, secondo l’autore l’“abuso del diritto” è concetto, invece, che può acquistare valenza nel senso di stigmatizzare, a livello meramente descrittivo, situazioni in cui la regola iuris sia formulata in modo da consentire in concreto un utilizzo improprio rispetto alle sue finalità. In relazione poi al quesito relativo ad alcune pronunce della giurisprudenza in cui emergerebbe la categoria dell’ “abuso del diritto”, l’autore ritiene, coerentemente, che si tratti della violazione di determinate norme legali e le sentenze tendono a valorizzare i generali doveri di correttezza e buona fede e dall’altra il rispetto dei precisi limiti previsti dalla norma per l’esercizio dello specifico diritto. Quanto, infine, al quesito relativo alle tecniche per prevenire gli abusi, per l’autore resta fermo il riferimento al concreto atteggiarsi delle norme. Ci si vuole riferire, come abbiamo già rilevato, alla situazione in cui il diritto soggettivo garantito dalla norma, di fonte legale o di fonte contrattuale, si presta ad essere esercitato in modo ritenuto dal sentire comune, ma non dal diritto, alla stregua di un “abuso” della stessa; ciò avviene o quando ab origine la stessa norma attributiva del diritto soggettivo risulta generica, non si rivela chiara oppure si dimostra di debole fattura tecnica, oppure nel concreto atteggiarsi del vivere sociale il suo utilizzo appare pregiudicare altri diritti o altri valori garantiti dall’ordinamento. In questi casi la norma andrà modificata o sostituita con altra norma più chiara.
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