«L’identità è un concetto non solo largamente impiegato, ma oltremodo attrattivo» 2. Tuttavia questo termine viene spesso utilizzato in modo superficiale, sbrigativo e a volte anche dispregiativo. Anche in ambito antropologico e archeologico esso viene spesso distorto e male interpretato. L’identità di un gruppo sociale a volte ricorre a descrizioni sommarie e può essere imposta dall’esterno invece di essere condivisa all’interno di quel gruppo. Le identità culturali vengono spesso descritte come entità o categorie monotetiche chiuse, prive di interrelazioni fluide tra realtà tra di loro contemporanee. Se anche negli studi di antropologia sociale hanno spesso dominato visioni statiche e cristallizzate 3, il riconoscimento e la definizione di identità archeologiche è un processo ancora più complesso e ancora molto spesso sottovalutato. Questo contributo si propone di invitare a una riflessione sul concetto di identità e di memoria del luogo, ponendo alcuni interrogativi critici. Come si riconoscono archeologicamente le identità? Esisteva un’identità culturale o ce n’era più di una all’interno di una comunità? Le identità culturali hanno una dimensione spaziale? Come si manifesta concretamente la memoria di un luogo? Che cosa sono e quando si sono formati i luoghi persistenti? Un caso studio su un sito occupato da cacciatori-raccoglitori mesolitici per più di tre millenni, datato dalla metà dell’VIII millennio a.C. fino alla fine del VI millennio a.C., nella Media Valle del Nilo in Alta Nubia sudanese, offre l’occasione per riflettere sulla memoria del luogo come elemento di identificazione e di riconoscimento in un luogo persistente.

Identità e memoria del luogo: riflessioni critiche e un caso studio su una civiltà pre-urbana

Elena Garcea
2025-01-01

Abstract

«L’identità è un concetto non solo largamente impiegato, ma oltremodo attrattivo» 2. Tuttavia questo termine viene spesso utilizzato in modo superficiale, sbrigativo e a volte anche dispregiativo. Anche in ambito antropologico e archeologico esso viene spesso distorto e male interpretato. L’identità di un gruppo sociale a volte ricorre a descrizioni sommarie e può essere imposta dall’esterno invece di essere condivisa all’interno di quel gruppo. Le identità culturali vengono spesso descritte come entità o categorie monotetiche chiuse, prive di interrelazioni fluide tra realtà tra di loro contemporanee. Se anche negli studi di antropologia sociale hanno spesso dominato visioni statiche e cristallizzate 3, il riconoscimento e la definizione di identità archeologiche è un processo ancora più complesso e ancora molto spesso sottovalutato. Questo contributo si propone di invitare a una riflessione sul concetto di identità e di memoria del luogo, ponendo alcuni interrogativi critici. Come si riconoscono archeologicamente le identità? Esisteva un’identità culturale o ce n’era più di una all’interno di una comunità? Le identità culturali hanno una dimensione spaziale? Come si manifesta concretamente la memoria di un luogo? Che cosa sono e quando si sono formati i luoghi persistenti? Un caso studio su un sito occupato da cacciatori-raccoglitori mesolitici per più di tre millenni, datato dalla metà dell’VIII millennio a.C. fino alla fine del VI millennio a.C., nella Media Valle del Nilo in Alta Nubia sudanese, offre l’occasione per riflettere sulla memoria del luogo come elemento di identificazione e di riconoscimento in un luogo persistente.
2025
978-88-5491-595-4
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11580/116084
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