Con il concetto di utopie liberali, cui il sottotitolo del volume si richiama, si è inteso qui indicare le innumerevoli dottrine che, dal Seicento ai giorni nostri, dai saggi di Locke fino alle proposte teoriche di Rawls, Popper e Habermas, e alle loro attuali rielaborazioni, hanno affermato la possibilità di costruire una società “equa” e “giusta” basandosi sui principi cardine del liberalismo: il rispetto dei diritti della “persona”, il libero scambio tra lavoro e salario e tra merci e denaro, il costituzionalismo e il parlamentarismo, la divisione dei poteri e l’etica del dialogo e della tolleranza in ambito religioso, culturale e scientifico. Il volume percorre, senza pretese esaustive, alcune configurazioni storiche e teoriche di questa variegata corrente del pensiero moderno e contemporaneo, ponendo interrogativi che riguardano le sue premesse filosofiche, ma anche le motivazioni del suo ciclico diffondersi e divenire ideologia delle classi dominanti, per poi entrare in crisi, spostarsi altrove, tornare in seguito in auge. Nelle tre parole chiave del titolo, Rispetto-Diritto-Conflitto, si è tentato di sintetizzare, rispettivamente, le istanze affermate (il rispetto dei diritti basilari di ogni persona), gli strumenti scelti per realizzarle (il diritto costituzionale, il libero mercato) e gli esiti apparentemente paradossali prodotti da questo lungo ciclo di espansioni e crisi degli assetti istituzionali ispirati dalle utopie liberali, sintetizzabili, almeno a giudizio di chi scrive, nella globalizzazione delle diseguaglianze. Si tratta di esiti contingenti, in via di superamento, come fin dall’Ottocento le dottrine liberali hanno suggerito, o di squilibri strutturali, non risolvibili all’interno del sistema che li ha generati? Le riflessioni che si snodano in queste pagine non tentano risposte complessive e univoche a queste domande, piuttosto, si impegnano, esplicitamente o in modo indiretto, a riformularle, partendo dalla specificità delle fonti trattate. Tra i nodi che emergono il primo è, senz’altro, quello dell’inca- pacità dei regimi liberali di orientare lo sviluppo sociale, se non verso il superamento, almeno verso una progressiva mitigazione delle differenze nella distribuzione dei beni, dei saperi e dei poteri. Dalla rivoluzione inglese, che lasciava inevase le istanze poste dai levellers e dai diggers, alla nascita delle repubbliche americana e francese, che rivoluzionò il regime proprietario senza intaccarne la centralità, dalle cicliche crisi dei governi affermatisi con le rivoluzioni liberali dell’Ottocento al loro naufragio nei regimi dittatoriali del primo Novecento e nella tragedia delle grandi guerre, dalle mancate promesse dei governi democratici del secondo dopoguerra al tramonto del paradigma keynesiano, sostituito dal neoliberismo dominante negli ultimi decenni, e dai devastanti effetti di quest’ultimo al baratro attuale, le utopie liberali sono ripetutamente inciampate nella loro incapacità di affrontare, in modo non demagogico, la questione sociale.
Rispetto Diritto Conflitto
Marco Celentano
2012-01-01
Abstract
Con il concetto di utopie liberali, cui il sottotitolo del volume si richiama, si è inteso qui indicare le innumerevoli dottrine che, dal Seicento ai giorni nostri, dai saggi di Locke fino alle proposte teoriche di Rawls, Popper e Habermas, e alle loro attuali rielaborazioni, hanno affermato la possibilità di costruire una società “equa” e “giusta” basandosi sui principi cardine del liberalismo: il rispetto dei diritti della “persona”, il libero scambio tra lavoro e salario e tra merci e denaro, il costituzionalismo e il parlamentarismo, la divisione dei poteri e l’etica del dialogo e della tolleranza in ambito religioso, culturale e scientifico. Il volume percorre, senza pretese esaustive, alcune configurazioni storiche e teoriche di questa variegata corrente del pensiero moderno e contemporaneo, ponendo interrogativi che riguardano le sue premesse filosofiche, ma anche le motivazioni del suo ciclico diffondersi e divenire ideologia delle classi dominanti, per poi entrare in crisi, spostarsi altrove, tornare in seguito in auge. Nelle tre parole chiave del titolo, Rispetto-Diritto-Conflitto, si è tentato di sintetizzare, rispettivamente, le istanze affermate (il rispetto dei diritti basilari di ogni persona), gli strumenti scelti per realizzarle (il diritto costituzionale, il libero mercato) e gli esiti apparentemente paradossali prodotti da questo lungo ciclo di espansioni e crisi degli assetti istituzionali ispirati dalle utopie liberali, sintetizzabili, almeno a giudizio di chi scrive, nella globalizzazione delle diseguaglianze. Si tratta di esiti contingenti, in via di superamento, come fin dall’Ottocento le dottrine liberali hanno suggerito, o di squilibri strutturali, non risolvibili all’interno del sistema che li ha generati? Le riflessioni che si snodano in queste pagine non tentano risposte complessive e univoche a queste domande, piuttosto, si impegnano, esplicitamente o in modo indiretto, a riformularle, partendo dalla specificità delle fonti trattate. Tra i nodi che emergono il primo è, senz’altro, quello dell’inca- pacità dei regimi liberali di orientare lo sviluppo sociale, se non verso il superamento, almeno verso una progressiva mitigazione delle differenze nella distribuzione dei beni, dei saperi e dei poteri. Dalla rivoluzione inglese, che lasciava inevase le istanze poste dai levellers e dai diggers, alla nascita delle repubbliche americana e francese, che rivoluzionò il regime proprietario senza intaccarne la centralità, dalle cicliche crisi dei governi affermatisi con le rivoluzioni liberali dell’Ottocento al loro naufragio nei regimi dittatoriali del primo Novecento e nella tragedia delle grandi guerre, dalle mancate promesse dei governi democratici del secondo dopoguerra al tramonto del paradigma keynesiano, sostituito dal neoliberismo dominante negli ultimi decenni, e dai devastanti effetti di quest’ultimo al baratro attuale, le utopie liberali sono ripetutamente inciampate nella loro incapacità di affrontare, in modo non demagogico, la questione sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

