l presente contributo rappresenta un’occasione per riflettere sulla condizione femminile all’interno del car-cere, con l’obiettivo di far emergere le problematiche che si generano attorno al binomio genere e deten-zione. L’infantilizzazione e l’emarginazione delle donne detenute sono questioni che hanno avuto scarso riscontro nel mondo accademico. Anche il legislatore ha rivolto l’attenzione, ancora una volta, più al ruolo della detenuta madre, che alle esigenze della donna in quanto tale; come se la maternità fosse l’unica di-mensione femminile degna di essere presa in considerazione nell’elaborazione del trattamento penitenziario. Il Tavolo “Donne e carcere” degli “Stati Generali dell’Esecuzione Penale” avevano approcciato al tema anche al di fuori della maternità, affrontando il rapporto con la vita carceraria, la formazione professionale, la salute fisica e psichiatrica e, soprattutto, con il superamento della concezione di trattamento come “cura” o “correzione”; con una decisa traslazione dal terreno medico-terapeutico a quello della responsabilizza-zione. A dispetto di quelle indicazioni, così come di quelle internazionali, l’ampia sfera di interessi e bisogni specifici che caratterizzano l’universo femminile, anche nel microcosmo carcerario, è rimasta sullo sfondo di un sistema punitivo differenziato, spesso influenzato da una percezione “stereotipata” del ruolo delle donne nella società, che proietta la questione femminile e di genere anche all’interno del modello di giustizia e di pena.

Il trattamento delle donne in esecuzione penale

Grieco, Sarah
2023-01-01

Abstract

l presente contributo rappresenta un’occasione per riflettere sulla condizione femminile all’interno del car-cere, con l’obiettivo di far emergere le problematiche che si generano attorno al binomio genere e deten-zione. L’infantilizzazione e l’emarginazione delle donne detenute sono questioni che hanno avuto scarso riscontro nel mondo accademico. Anche il legislatore ha rivolto l’attenzione, ancora una volta, più al ruolo della detenuta madre, che alle esigenze della donna in quanto tale; come se la maternità fosse l’unica di-mensione femminile degna di essere presa in considerazione nell’elaborazione del trattamento penitenziario. Il Tavolo “Donne e carcere” degli “Stati Generali dell’Esecuzione Penale” avevano approcciato al tema anche al di fuori della maternità, affrontando il rapporto con la vita carceraria, la formazione professionale, la salute fisica e psichiatrica e, soprattutto, con il superamento della concezione di trattamento come “cura” o “correzione”; con una decisa traslazione dal terreno medico-terapeutico a quello della responsabilizza-zione. A dispetto di quelle indicazioni, così come di quelle internazionali, l’ampia sfera di interessi e bisogni specifici che caratterizzano l’universo femminile, anche nel microcosmo carcerario, è rimasta sullo sfondo di un sistema punitivo differenziato, spesso influenzato da una percezione “stereotipata” del ruolo delle donne nella società, che proietta la questione femminile e di genere anche all’interno del modello di giustizia e di pena.
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