Il tema qui analizzato si pone, per certi versi, nel “mezzo”, ovvero in uno spazio dove le differenti prospettive di studio dei comportamenti umani sono solite incontrarsi e dove i diversi concetti di patologia, devianza ed illegalità vengono tra loro ad intersecarsi, destando così l’interesse di molteplici discipline, tra cui appunto la criminologia e il diritto penale e processuale. Il gioco d’azzardo, oggi, suscita nello Stato atteggiamenti alquanto ambigui. Nel nostro paese è al contempo contrastato ed incentivato, limitato e promosso, demonizzato ed esaltato. Di certo si tratta di un fenomeno sociale in forte espansione, che coinvolge un numero sempre crescente di persone e che, non poche volte, comporta pesanti riverberi sul piano del vivere sociale, ivi incluso quello penale. Col dilagare del fenomeno, cresce anche la probabilità per i ludopatici di sconfinare nel “mondo” dell’illegalità, mettendo in atto anche condotte antigiuridiche, colpevoli e punibili per le quali essi sono chiamati a rispondere, sul piano della responsabilità individuale, dei reati commessi. La ludopatia, che di recente ha avuto pieno riconoscimento come patologia, anche in ambito clinico-forense, ormai da diverso tempo, si considera come un disturbo che potenzialmente, da solo o congiunto ad altre patologie, può avere valore sul terreno dell’imputabilità, e non solo. Nonostante ciò, sul piano pratico e giurisprudenziale, persiste, ad oggi, un atteggiamento ritroso, misurato, piuttosto attento a riconoscere al disturbo patologico da gioco d’azzardo un significato di malattia ed un valore di infermità e, quindi, una sua rilevanza processual-penalistica, al pari delle altre dipendenze.

Le nuove frontiere penali delle dipendenze: dalla tossicodipendenza al gioco d’azzardo patologico

Grieco, Sarah
2020-01-01

Abstract

Il tema qui analizzato si pone, per certi versi, nel “mezzo”, ovvero in uno spazio dove le differenti prospettive di studio dei comportamenti umani sono solite incontrarsi e dove i diversi concetti di patologia, devianza ed illegalità vengono tra loro ad intersecarsi, destando così l’interesse di molteplici discipline, tra cui appunto la criminologia e il diritto penale e processuale. Il gioco d’azzardo, oggi, suscita nello Stato atteggiamenti alquanto ambigui. Nel nostro paese è al contempo contrastato ed incentivato, limitato e promosso, demonizzato ed esaltato. Di certo si tratta di un fenomeno sociale in forte espansione, che coinvolge un numero sempre crescente di persone e che, non poche volte, comporta pesanti riverberi sul piano del vivere sociale, ivi incluso quello penale. Col dilagare del fenomeno, cresce anche la probabilità per i ludopatici di sconfinare nel “mondo” dell’illegalità, mettendo in atto anche condotte antigiuridiche, colpevoli e punibili per le quali essi sono chiamati a rispondere, sul piano della responsabilità individuale, dei reati commessi. La ludopatia, che di recente ha avuto pieno riconoscimento come patologia, anche in ambito clinico-forense, ormai da diverso tempo, si considera come un disturbo che potenzialmente, da solo o congiunto ad altre patologie, può avere valore sul terreno dell’imputabilità, e non solo. Nonostante ciò, sul piano pratico e giurisprudenziale, persiste, ad oggi, un atteggiamento ritroso, misurato, piuttosto attento a riconoscere al disturbo patologico da gioco d’azzardo un significato di malattia ed un valore di infermità e, quindi, una sua rilevanza processual-penalistica, al pari delle altre dipendenze.
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